40 anni fa moriva Gigi Meroni
Lo chiamavano la farfalla granata per come danzava, palla al piede, sul prato verde. Ma Gigi Meroni non era un artista solo in campo, lo era anche nella vita. Pittore, creatore dei propri vestiti, anticonformista, l’esempio dell’Italia della contestazione, quella che cominciava ad amare i Beatles e i Rolling Stones. “Con Meroni ho iniziato a tifare Toro – dice Piero Chiambretti – ho sempre abitato qui, alla Crocetta, quando morì fui tra i primi ragazzini ad accorrere sul luogo dell’incidente. Il giorno dopo coi miei amici ci recammo al Mauriziano per vegliare la salma, ma nella confusione sbagliammo camera ardente. Vegliammo un altro”. Meroni morì all’età di 24 anni, una domenica sera, esattamente 40 anni fa, in corso Re Umberto, nel centro di Torino. Finì sotto una macchina, quella di Tilli Romero, suo fan scatenato che divenne 30 anni dopo presidente del Toro del fallimento. Coincidenze incredibili come incredibile, per quegli anni 60, fu la vita di Gigi Meroni. Comasco di nascita, approdò al Toro per 250 milioni di lire (una cifra spropositata per l’epoca), arrivò anche in Nazionale, ma giocò poco forse perché rifiutò di tagliarsi barba e capelli, amò una donna sposata (uno scandalo per l’Italia di allora), e in campo faceva sognare con le sue magie. Lo amò anche l’avvocato Agnelli che lo voleva alla Juve per 750 milioni. Non se ne fece nulla perché Torino si ribellò. La stessa città che adesso gli ha dedicato un monumento proprio nel luogo della sua morte.