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12 ottobre 2007

Torna a splendere la Reggia di Venaria

Ci vollero 2 secoli per costruirla sotto la direzione del Castellamonte e di Filippo Juvarra, poi un secolo di abbandono e degrado, ora 10 anni di restauri e 200 milioni di euro ed ecco che la reggia della Venaria Reale torna agli antichi splendori. Una Reggia che non ha nulla da invidiare alla Versailles parigina o al viennese Schoenbrun con la Galleria di Diana che poteva accogliere oltre 500 invitati per balli e banchetti, accanto la sontuosa Sala di Diana con i suoi suggestivi quadri, poi altre 100 sale, 800 ettari di giardini con l’enorme peschiera, la chiesa di Sant’Ubaldo. Insomma, la Venaria Reale era la sfida dei Savoia agli sfarzi parigini e di San Pietroburgo. “La Venaria e i castelli sabaudi formano un circuito che architettonicamente è più bello dei castelli della Loira” dice Gianni Oliva, assessore alla Cultura della Regione Piemonte. Fino al 30 marzo nella Reggia c’è la mostra “Invito a corte” con oltre 400 pezzi provenienti dal Louvre, dal Prado e da vari musei del mondo nell’allestimento scenografico di Peter Greenaway. Alla Reggia si prevedono oltre un milione di visitatori all’anno. Un tesoro architettonico tra boschi e metropoli. La Reggia di Venaria, il complesso dei Savoia riportato al suo splendore seicentesco, è da oggi riaperto al pubblico. Una grande festa, col vicepremier e ministro per i Beni Culturali Francesco Rutelli, ha celebrato l’evento. Stagliati nel cielo limpido, i 950 mila metri quadrati della Versailles italiana voluta da Carlo Emanuele II come luogo di piacere e di gioco, circondati da 87 ettari di verde, hanno offerto ai 300 giornalisti italiani e stranieri invitati un’immagine idilliaca. Rutelli ha definito la giornata un momento di “festa per il Piemonte e per l’Italia intera”. “La Repubblica italiana – ha aggiunto Walter Veltroni, che quando era al posto di Rutelli accettò la scommessa del restauro – oggi recupera uno dei suoi figli migliori”. Il progetto di recupero di Venaria è stato mastodontico e la complessità era visivamente rappresentata stamani dalle decine di restauratori, muratori, addetti che ancora stavano cercando di mettere la parola fine a un’operazione che sembrava impossibile. Ci sono voluti otto anni di lavoro e 200 milioni di euro, buona parte dei quali provenienti dall’Ue, per recuperare un edificio devastato da due secoli di abbandono. Una stupefacente reggia a cui misero le mani ben quattro architetti (Castellamonte, Govone, Juvarra e Alfieri). La Reggia, oggi restituita al suo senso profondo, urla a gran voce l’amore, la voglia di bello, il senso dello spazio artistico di quei tempi. Dentro ci si perde. Il percorso della visita, lungo un chilometro e mezzo, tra sale e saloni come l’immensa galleria di Diana, la chiesa di Sant’Uberto, stanze varie, è inframmezzato, per l’occasione, da cinque “stazioni” multimediali ideate dal regista Peter Greenaway, al quale la Regione Piemonte ha affidato anni fa il compito di “animare la Reggia”. Ci sono momenti di cinema con personaggi anche divertenti, che propongono atmosfere seicentesche. Si va dalla cortigiana, Ornella Muti, al paggio Piero Chiambretti, al cuoco, alla pettegola Luciana Littizzetto. Figure che accompagneranno il visitatore, tra le 450 opere provenienti da tutto il mondo della mostra “La Reggia di Venaria e i Savoia”, tra un quadro e l’altro, tra uno stucco e l’altro, tra mobili e argenti preziosi, come il servizio di 350 piatti d’argento di Boucheron che la Regione ha comprato dagli industriali e mecenati torinesi Bruni Tedeschi e che fa bella mostra di sé nei sotterranei, dove un tempo c’erano le cucine reali. Difficile dire quali siano opere e mobili più importanti della mostra, taluni dei quali rimarranno per sempre a Venaria, si pensi ai tre ritratti di Van Dyck, al San Maurizio di Guido Reni, ai dipinti straordinari come una “Piazza delle Erbe” del 1756 proveniente da Sarasota, in Florida. I giardini, sono arricchiti dalla opere contemporanee di Giuseppe Penone, oltre che da quarantamila nuove piantumazioni. Per dare il bentornato alla Reggia sono state organizzate una festa con 3 mila invitati e una serata con fuochi di artificio per altre migliaia di persone. Ha fatto gli onori di casa la presidente della Regione Piemonte, Mercedes Bresso, col presidente del Consiglio regionale Davide Gariglio, coi sindaci di Torino e Venaria Sergio Chiamparino e Nicola Pollari e col presidente della Provincia Antonio Saitta. E la Reggia ha fatto un altro piccolo miracolo, mettere a fianco i due litigiosi rami di Casa Savoia: da una parte Vittorio Emanuele con la moglie Marina Doria e il figlio Emanuele Filiberto, dall’altra il duca Amedeo d’Aosta, con il figlio Ajmone e la moglie Silvia Paternò, accompagnati da Maria Gabriella che ha rotto i rapporti col fratello maggiore. Era comunque troppo pretendere che si rivolgessero la parola.



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