19 NOVEMBRE 1902 – Nasce a Roma Mafalda di Savoia, morì nel lager
Muti, questo era il nomignolo familiare di Mafalda Maria Elisabetta Anna Romana, principessa d’Italia, d’Etiopia e Albania. Aveva un carattere semplice, docile e obbediente; la madre, la regina Elena, le aveva trasmesso profondi valori umani e un forte senso della famiglia, ma anche la passione per la musica e per l’arte. La sua fu un’infanzia serena, circondata dall’affetto delle sorelle e dei genitori, le piacevoli vacanze avvenivano in luoghi tranquilli e rilassanti, Sant’Anna di Valdieri, Racconigi e San Rossore. Durante la prima Guerra Mondiale, Mafalda e le sue sorelle seguivano spesso la madre nelle frequenti visite ai soldati ricoverati negli ospedali per portare loro aiuto e conforto.
Si sposò a Racconigi il 23 settembre 1925 con il principe tedesco Filippo Langravio d’Assia-Kassel e dal matrimonio nacquero quattro figli.
L’ascesa del fascismo fu vista con simpatia dalla principessa e inizialmente non ebbe neppure problemi con il nazismo; Hitler, pur non riconoscendole nessun titolo nobiliare, le conferì la croce al merito come era uso fare con tutte le mamme tedesche con numerosa prole, il partito nazista inoltre assegnò vari incarichi e un grado nelle SS a suo marito Filippo.
Nel settembre 1943, alla firma dell’armistizio con gli alleati, i tedeschi organizzarono il disarmo delle truppe italiane, il re e Badoglio abbandonarono Roma e fuggirono nel sud Italia, ma non avvisarono Mafalda del pericolo che correva. Lei era a Sofia dalla sorella Giovanna che aveva il marito in fin di vita, seppe quindi dell’armistizio in Romania. Ne venne informata mentre stava rientrando in Italia dalla regina Elena di Romania, che fece fermare il treno in piena notte nel vano tentativo di farla desistere dal viaggio. Mafalda non volle sentir ragione e volle raggiungere i figli a Roma.Arrivò nella capitale con mezzi di fortuna il 22 settembre e fece appena in temo ad abbracciare i figli, custoditi in Vaticano da monsignor Montini (il futuro Paolo VI). La mattina del 23 settembre venne convocata al comando tedesco per una telefonata da parte del marito, Mafalda era tranquilla, era la moglie di un ufficiale, pensava quindi che l’avrebbero rispettata. La telefonata era invece una trappola: Mafalda fu arrestata e imbarcata su un aereo per Monaco di Baviera, il marito era già prigioniero nel campo di concentramento di Flossenburg, lei fu deportata nel lager di Buchenwald dove venne rinchiusa nella baracca 15 sotto falso nome e con il divieto di rivelare la sua identità.
Sottoposta a un regime privilegiato con razioni migliori e più abbondanti, Mafalda mangiava pochissimo per passare il cibo a chi ne aveva più necessità. Nell’agosto del 1944 gli anglo-americani bombardarono il lager, la baracca di Mafalda fu colpita, lei riportò gravi ferite. Fu portata via su una vecchia scala a pioli e operata con ritardo, una scelta voluta per causarne il decesso. Il suo cadavere non fu cremato ma sepolto: grazie a un prete boemo fu ritrovato dopo la liberazione da alcuni marinai di Gaeta. Ora riposa nel piccolo cimitero degli Assia nel castello di Kronberg in Taunus.