16 novembre 2024

16 NOVEMBRE 1977 – Agguato terroristico a Carlo Casalegno.

CASALEGNO

Laureato in Lettere all’Università di Torino, iniziò a lavorare a La Stampa nel 1947. Nel 1968 fu nominato vicedirettore e diventò l’unico editorialista di Politica Interna oltre al direttore Arrigo Levi. Famosi furono i suoi articoli sulla laicità dello Stato, sul divorzio e sul terrorismo. In un’epoca difficile per la nostra città, la sua schiena era dritta e le parole di condanna alla lotta armata ferme: era necessario che lo Stato applicasse con rigore le leggi esistenti per impedire che il terrorismo attecchisse nella società civile. Anche nel 1976, durante il processo che si era aperto a Torino contro le Brigate Rosse e Renato Curcio, la penna di Carlo Casalegno non ebbe tremori, la sua esortazione a non indietreggiare e a fare ciascuno la propria parte era impressa sulle pagine de La Stampa.

Furono proprio queste sue affermazioni a condannarlo a morte. Il 16 novembre 1977, un gruppo di fuoco della colonna torinese delle Brigate Rosse, composto da Patrizio Peci, Raffaele Fiore, Piero Panciarelli e Vincenzo Ascella, gli tese un agguato davanti alla sua abitazione di corso Re Umberto 54. Sembra che i brigatisti avessero pensato di gambizzarlo, come già avevano fatto con altri obiettivi, ma proprio i suoi nuovi articoli così incisivi e polemici nei riguardi della lotta armata fecero optare per la condanna a morte. Raffaele Fiore ebbe il compito di premere il grilletto coperto da Panciarelli, mentre Peci sarebbe rimasto di guardia, armato di mitra e Acella alla guida dell’auto che sarebbe servita per la fuga.

All’arrivo di Casalegno, Fiore lo chiamò per non colpirlo alla schiena e gli esplose quattro proiettili al volto, i brigatisti fuggirono ma la vittima, seppur con il volto devastato, non era morta. Immediatamente soccorso dalla moglie, Carlo Casalegno fu ricoverato all’ospedale Molinette. Nonostante le cure e l’impegno dei medici, il vice-direttore de La Stampa cessò di vivere il 29 novembre 1977, dopo 13 giorni di agonia. Lasciò la moglie Dedi Andreis e il figlio Andrea.

Nel febbraio del 2004 l’Università di Torino conferì a Carlo Casalegno la laurea honoris causa postuma in giurisprudenza.



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