“Spritus durissima coquit”

Lo spirito digerisce le cose più dure. In questo moto e nella marca con lo struzzo che stringe un chiodo nel becco, è racchiusa la linea editoriale che ha caratterizzato, fin dalla nascita, la casa editrice Einaudi.

Fondata a Torino dal Giulio Einaudi, figlio di Luigi, futuro presidente della Repubblica, la linea editoriale fu da subito imperniata sull’impegno politico, e da subito fu presa di mira dal regime fascista che governava il nostro Paese.

Già nel 1935 Giulio Einaudi venne arrestato e inviato al confino. Tra i suoi scrittori, la giovane casa editrice, annoverava nomi di spicco della letteratura italiana, ovviamente giudicati sovversivi dal regime; tutti loro ebbero grane giudiziarie, e tutti loro contribuirono con gli scritti ad accrescere il prestigio e la fama dell’editore. Cesare Pavese, Giaime Pintor, Massimo Mila, Elio Vittorini, Italo Calvino, Natalia Ginzburg, Leone Ginzburg, assassinato dai fascisti, trovarono in Giulio Einaudi il loro naturale e coraggioso editore che nel dopoguerra pubblicò anche i Quaderni e le Lettere dal Carcere di Antonio Gramsci. Il successo editoriale di Einaudi fu legato, oltre che alla scelta di autori di altissimo spessore e contenuto, anche alla decisione di suddividere le pubblicazioni in collane di grande successo: Biblioteca di cultura e storia fu progettata da Leone Ginzburg nel 1935, rilanciata nel 1969 e tuttora aperta. Poi I saggi, la prestigiosa I millenni curata da Cesare Pavese, I coralli e in seguito i Nuovi Coralli in cui il primo volume fu La morte a Venezia di Thomas Mann. Gli struzzi, I tascabili e tante altre, una più prestigiosa e più curata dell’altra.

La crisi che colpì la casa editrice alla fine degli anni ’70 costrinse Einaudi a creare una collaborazione con i francesi di Gallimard, fecero parte del nuovo progetto le celebri edizioni della Bibliotèque de la Pléiade. Nel 1994 la Giulio Einaudi fu acquistata dal gruppo Mondadori che ne detiene tuttora la proprietà.

Il fondatore morì a Magliano Sabina nel 1999

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