Aperto Cheese, formaggi da tutto il mondo
Dai formaggi dei casari americani al caprino del Planalto semidesertico di Bonola, in un’isola di Capo Verde, dai prodotti dei fiordi norvegesi agli “stravecchi” olandesi. Ci sono formaggi per tutti i gusti, e naturalmente rarità impossibili da acquistare se non durante i quattro giorni della manifestazione, a Cheese, la rassegna casearia aperta a Bra, subito con un’invasione di pubblico. Da oggi a lunedì sono attesi oltre 100 mila visitatori che sgomiteranno tra i 186 banchetti e i 50 stand di produttori e istituzioni. La novità dell’anno sono i formaggi dei nuovi paesi dell’Unione Europea, Bulgaria e Romania. Ma il successo è garantito anche per i prodotti italiani, specie per quei formaggi tutelati dai presidi di Slow Food che fino a pochi anni fa rischiavano l’estinzione. L’elenco è lungo e attraversa tutta l’Italia: c’è il Bagoss di Bagolino, un paese dell’alto bresciano, il Castelmagno di alpeggio, varietà al debutto alla rassegna braidese, il caciocavallo podolico del Gargano, il frant del Friuli, il provolone del monaco dalla Campania, il raviggiolo dell’Appenino tosco-romagnolo. È stabile la produzione di formaggi dop in Italia, ma crescono prepotentemente la mozzarella di bufala campana e i pecorini. Dal bilancio annuale, fatto oggi alla prima giornata di Cheese, la rassegna internazionale sulle “forme del latte”, risulta una flessione dello 0,7% nella produzione complessiva, passata da 451.556 a 448.536 tonnellate. Calano parmigiano reggiano (117.410 tonnellate, – 1,2%), grana padano (-0,9%), gorgonzola (-0,7%); per contro c’è stata un’impennata nella produzione di mozzarella di bufala campana, +14,7% con un totale di 34 mila tonnellate, del pecorino sardo (+12,5%) e, in sott’ordine, di quelli toscano (+5,1%) e romano (+2,5%). Trend positivo anche per il quartirolo lombardo (+6,6%, da 3,428 a 3.654 tonnellate). Nell’export, tuttavia, parmigiano e grana continuano ad assorbire il 70% della quota e con mozzarella di bufala, pecorino romano e gorgonzola raggiungono il 99%, lasciando appena l’1% agli altri 25 formaggi dop italiani.