7 NOVEMBRE 1999 – Muore Primo Nebiolo
Nato a Torino il 14 luglio 1923. Iniziò a praticare l’atletica leggera nel 1939 al Liceo classico Cavour, con buoni risultati nelle discipline veloci e nel salto in lungo, ma era anche appassionato di rugby. Durante la seconda Guerra Mondiale si arruolò come volontario nell’esercito, dopo il luglio del ’43 aderì al movimento partigiano. Arrestato dai tedeschi nel 1944, riuscì a fuggire dalla prigione di Torino e si unì ai partigiani del Monferrato. Laureato in Scienze politiche e giurisprudenza, dopo la guerra fu per due anni ispettore generale del Governo per la Regione Piemonte, svolse poi attività di dirigente industriale e fu presidente di numerose società, soprattutto nel campo delle costruzioni.
Dal 1946 fino al decesso, occupò le più alte cariche dello sport per eccellenza, l’atletica leggera. Fu membro della giunta esecutiva del Coni e del Cio (Comitato olimpico internazionale). Dal 1981 fu sempre rieletto alla presidenza della Iaaf (Federazione Internazionale di Atletica leggera), ma fu anche presidente Fidal dal 1969, rieletto nel 1972 e riconfermato negli anni successivi. Personaggio abbastanza controverso, come molti uomini di potere, quando morì non mancarono gli attestati di stima. In tanti gli hanno riconosciuto l’ impegno per lo sport. a Torino regalò le Universiadi del 1970 e la città gli ha dedicato uno stadio al Parco Ruffini.
Non mancarono le critiche, durissimo il commento di un altro grande torinese, il campione olimpico Livio Berruti: “Il giudizio che avevo su Primo Nebiolo lo mantengo anche oggi: è morto un personaggio che ha calpestato, corrotto e inquinato gli ideali sportivi in cui credevo (…) Purtroppo è stata la morte ad allontanare Nebiolo dallo sport e non un movimento dall’interno del mondo sportivo a difesa di regole basilari come il rispetto, la giustizia, l’imparzialità. Valori da lui ampiamente dimenticati”.