Esce di scena dal procedimento penale sulla morte della piccola Matilda di 22 mesi, avvenuta nel luglio del 2005 in una casa di Roasio, nel Vercellese, Antonio Cangialosi, all’epoca fidanzato con la madre della bimba, Elena Romani, a sua volta sotto processo davanti alla corte d’Assise di Novara per omicidio. Oggi il gup di Vercelli, Maria Teresa Guaschino, ha pronunciato sentenza di non luogo a procedere “per non aver commesso il fatto”. L’uomo, difeso dall’avvocato Sandro Delmastro, ed Elena Romani erano le uniche persone presenti quando Matilda si sentì male e morì nel giro di pochi minuti. Secondo l’accusa, la donna avrebbe ucciso la piccola con un calcio alla schiena, sferrato in un momento di rabbia, ma lei si è sempre proclamata innocente. A fare partire le indagini fu una denuncia dello stesso Antonio Cangialosi sui ritardi dei soccorsi. Coinvolto, se pur in un secondo momento, nella vicenda giudiziaria, la sua posizione apparve marginale tanto che il sostituto procuratore Antonella Barbera propose l’archiviazione che il gip, però, respinse, ordinando alla Procura di formulare un capo di imputazione coatta. Dopo aver svolto ulteriori accertamenti, oggi il giudice ha deciso il proscioglimento.

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