Primo maggio: il dramma dell’amianto di Casale
“Quando sento parlare di vittime sul lavoro provo una grande tristezza e un’incredibile rabbia….”. Comprensibili i sentimenti della signora Romana Blasotti Pavesi, presidente dell’Associazione Vittime dell’Amianto. A causa dell’amianto ha perso il marito Mario, la figlia Rosa, la sorella Libera e il nipote Giorgio. Tutto per colpa di quella maledetta fabbrica dell’Eternit di Casale Monferrato. I morti sul lavoro non sono solo numeri, statistiche, sono storie umane come quella drammatica di Romana che a 78 anni non si dà ancora per vinta e reclama giustizia. “Giustizia? no, non abbiamo avuto giustizia, stiamo ancora lottando” dice mostrando le foto dei suoi cari. Dove c’era lo stabilimento Eternit adesso c’è un sarcofago, tutto è stato interrato col cemento armato. In 30 anni sono morte più di 700 persone qui a Casale Monferrato. “Quando mio marito si lamentava in fabbrica, gli davano una mascherina, poi alle ispezioni facevano sparire tutto” racconta. La Procura di Torino starebbe per concludere l’inchiesta contro tre miliardari, due svizzeri e un belga, gli eredi dei proprietari della Eternit. Sono indagati per disastro colposo, è stato chiesto un milione di risarcimento per ognuna delle circa mille vittime in Italia.