Delitto Cogne: l’impresa dell’avvocato Savio
“Ditemi la verità… siamo su scherzi a parte”. Paola Savio l’abbiamo conosciuta così il 20 novembre 2006, quando chiamata d’urgenza è arrivata nell’aula 6, difensore d’ufficio di Anna Maria Franzoni, dopo il clamoroso forfait dell’avvocato Taormina. Spaurita di fronte a decine di telecamere e flash di fotografi. Poi nel corso di questi 5 mesi la trasformazione: da avvocato d’ufficio, da Cenerentola a principessa del foro. “Sono stati mesi durissimi, tanto lavoro, grazie anche all’aiuto dei miei colleghi, e l’amicizia con la signora Franzoni…” dice oggi, il giorno dopo la sentenza. La sua è una storia quasi da romanzo. C’è chi giura che la pena dimezzata per la Franzoni sia tutto merito suo perché è riuscita a instillare non pochi dubbi nella giuria, producendo incrinature e spaccature nella Corte. Ha passato notti insonni, in poche settimane ha studiato quintali di carte, perizie, intercettazioni, ma ieri lo stesso presidente della corte Pettenati, prima di rinchiudersi in camera di consiglio, l’ha ringraziata e si è complimentato con lei. Sposata (il marito ha sempre assistito alle sue udienze nel processo Franzoni), due figli, tifosa del Toro, ama la montagna e forse adesso potrà godersi qualche giorno di vacanza prima di rituffarsi nel lavoro per preparare il ricorso in Cassazione. “Se mi ritengono fortunata? Sì, certo. Ma non per la pena dimezzata, ma per aver vissuto un’esperienza fortissima”.