Morte Matilda: imputazione coatta per Cangialosi
In quella casa di Roasio, in provincia di Vercelli, dove il 2 luglio 2005 fu uccisa la piccola Matilda, c’erano altre due persone: la madre Elena Romani e il suo convivente Antonio Cangialosi. Non si può processare la donna per omicidio preterintenzionale e archiviare la posizione dell’uomo. Secondo il giudice di Vercelli non ci sono elementi sufficienti per tirar fuori l’uomo dall’inchiesta, anzi il gip ha dato dieci giorni di tempo alla Procura per formulare un’imputazione coatta. Una svolta sorprendente mentre a Novara è in corso il processo contro la hostess Elena Romani accusata d’aver sferrato un calcio alla figlioletta di 22 mesi con una tale violenza – oltre la sua volontà – da provocarle la morte. Lei non ha mai confessato e i due conviventi fin dall’inizio si sono accusati a vicenda. La Procura però ha creduto alla versione del Cangialosi portando a processo la madre. Ora il colpo di scena e se il giudice deciderà di mandarlo a giudizio, a Novara ci saranno due processi con due persone alla sbarra con la stessa accusa, aver ucciso una bimba di meno di due anni.