Arrestato a Roma Danilo Coppola
Tutto è partito da una palestra. Un fitness center a Grottaferrata (Roma) comperata a poco più di un milione di euro dalla società dell’immobiliarista Danilo Coppola e rivenduta a 7 milioni, solo 5 giorni dopo, ad un’altra società, intestata ad un rumeno. Era il novembre 2004. Da allora gli uomini del Nucleo valutario e del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Roma hanno iniziato le indagini. Che si sono chiuse oggi con l’arresto dell’immobiliarista e di altri 7 suoi collaboratori. Ma sono 13 in tutto le persone indagate. Coppola, fra l’altro, è il proprietario del Lingotto di Torino. Pesanti anche le accuse, che vanno dall’associazione a delinquere, alla bancarotta fraudolenta, appropriazione indebita aggravata, reimpiego di capitali di provenienza illecita e falso ideologico. Lui, il “signore indiscusso” di queste società “con una spiccata propensione a delinquere”, come scrive il magistrato che ha ordinato l’arresto, aveva escogitato un sistema collaudato per guadagnare milioni di euro in pochi giorni: comprava immobili, li rivendeva a sue società intestate a prestanomi, si faceva finanziare dalle banche. Poi liquidava le società, evitando così di pagare le tasse, e con una montagna di milioni intascati ricominciava il giro: comperava, rivendeva, otteneva finanziamenti, evadeva il fisco. 130 milioni di euro il suo guadagno stimato, 72 milioni la frode fiscale. Anche il marito della sua domestica figura come amministratore fasullo di una società di Coppola, e poi baristi, muratori. Pagati per le loro firme poche centinaia di euro. Le banche non sono per ora indagate, ma ancora proseguono i controlli dei finanzieri. Come anche per certe misteriose acquisizioni di Coppola. L’immobiliarista, in passato, avrebbe anche avuto contatti con esponenti della banda della Magliana. Giornata intensa in Procura a Torino. L’arresto di Danilo Coppola ordinato dalla Procura di Roma non può non avere effetti sull’inchiesta torinese che il 15 febbraio scorso ha messo sotto accusa l’immobiliarista per aggiotaggio, falso in bilancio e false comunicazioni. Anche se le due indagini non sono collegate è chiaro che gli interrogativi dei magistrati vanno nella stessa direzione.