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26 febbraio 2007

Processo Cogne: Taormina lascia la difesa della Franzoni

“Divergenze di strategia processuale, la mia indisponibilità a rimetterci la faccia su operazioni in cui non credo senza contare che non sono dell’idea che la giustizia possa andare a corrente alternata, bene se c’è un avvocato torinese, male se non c’è”. Queste le tre motivazioni che hanno spinto l’avvocato Carlo Taormina a prendere la decisione “irremovibile” di lasciare la difesa di Anna Maria Franzoni nel processo d’appello in corso a Torino dove nella prossima udienza come legale di fiducia ci sarà l’avvocato torinese Paola Savio, il difensore d’ufficio che era stato nominato in una delle ultime udienze quando la Franzoni e Taormina avevano lasciato l’aula dichiarando di non essere più interessati al processo. Avvocato d’ufficio diventato quindi poi di fiducia e che avrebbe dovuto affiancare il legale “storico”, Carlo Taormina. Solo poche settimane fa si era poi diffusa la notizia che il legale della donna, l’avvocato Taormina, aveva ripreso l’incarico mentre in questi giorni è arrivata la nuova decisione, questa volta definitiva, di rimettere il mandato difensivo. “Ci sono delle strategie processuali dal punto di vista delle acquisizioni probatorie -spiega il legale romano- che non condivido, che non sono più disposto a far passare per mie e che a mio avviso non hanno alcun valore e creano solo ulteriore confusione. Strategie – spiega ancora l’avvocato Taormina- che dovrebbero passare per iniziativa di un consulente, il professor Carlo Torre, che da mesi dichiara di essere in possesso della verità”. L’avvocato Taormina ricorda l’ipotesi avanzata dal consulente che l’arma del delitto sia una scarpa con dei filamenti di rame. “L’idea di Torre -spiega infatti Taormina- è che il quadro lesivo presentato da Samuele possa essere ricondotto all’uso di una scarpa. Ho chiesto mille volte di darmi prova di questo e lui mi ha sempre detto che doveva fare degli esami e non si è mai deciso, senza considerare il fatto che, scarpa o no, questo non proverebbe chi è l’assassino”. Taormina, pur confermando “la mia ferma convinzione che Anna Maria Franzoni non ha ucciso il figlio” non intende rivedere la sua decisione. “Credo di aver dato molto – conclude – non voglio spendere la mia faccia per operazioni di questo genere”. “Non penso assolutamente sia una sentenza già scritta, rispetto molto i giudici del mio foro”. A parlare è l’avvocato torinese Paola Savio, che adesso è il nuovo legale di fiducia di Anna Maria Franzoni.



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