Giudice suicida a Torino: aveva emesso sentenze innovative
Aveva legato il suo nome ad alcune sentenze innovative, ma anche assai discusse, Francesco Sibilla, 57 anni, il giudice di pace che questa mattina, fra le 7.30 e le 8, si è sparato un colpo di pistola alla tempia nel suo ufficio, a Torino, perché il suo incarico, il mese scorso, non è stato confermato dal consiglio giudiziario. Nel 2005, in controtendenza rispetto ai suoi colleghi, annullò il decreto di espulsione emesso a carico di un romeno clandestino sulla base del fatto che nel 2007 la Romania sarebbe entrata nell’Unione europea; nello stesso anno, accolse il ricorso di un automobilista multato per eccesso di velocità affermando che gli autovelox non sono attendibili in quanto sprovvisti di strumenti di taratura. Descritto da colleghi e impiegati come una persona garbata e come un gran lavoratore, Sibilla era arrivato a Torino quattro anni fa da Taranto, dove aveva svolto le funzioni di magistrato onorario. Alla scadenza del mandato, il consiglio giudiziario ha votato all’unanimità la sua estromissione dopo un’analisi a campione delle motivazioni delle sue sentenze. Una decisione che lo aveva prostrato anche perché il pur magro compenso che riceveva da giudice di pace era l’unica fonte di reddito e serviva anche per pagare l’università al figlio, che studia a Pisa. Questa mattina è entrato nella palazzina di viale Mughetti di buon’ora, poi, nella sua stanza, ha preso la pistola 7.65 e l’ha puntata alla tempia destra.