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10 dicembre 2009

Eternit: 8 anni di indagini la storia dell’inchiesta

Otto anni di indagini e un fascicolo di circa 200 mila pagine. È un’inchiesta “monstre” quella sulle morti per amianto negli stabilimenti della Eter­nit, la multinazionale svizzera che questa mattina è finita per la prima volta sul banco degli imputati. Per arrivare all’udienza di oggi davanti alla prima sezione del tribunale di Torino il procuratore Raffaele Gua­riniello e i sostituti Gianfranco Colace e Sara Panelli hanno do­vuto compiere un lavoro immenso. L’inchiesta muove i primi passi nel 2001. Prima di allora c’erano già stati al­tri processi per i morti della Eternit, con alcune condanne. Mai però, si era arrivati a toccare i suoi proprietari svizzeri. Lo fa per la prima volta proprio Guariniello che con il suo pool di ma­gistrati vuole appurare l’eventuale responsabilità dei vertici della multinazionale nel­le morti per amianto tra i lavoratori degli stabilimenti Eter­nit di Casale Monferrato (Ales­sandria), Ca­vagnolo (Torino), Rubiera (Reggio Emilia) e Bagnoli (Napoli). Il magistrato torinese famoso per le sue battaglie per la sicurezza sul la­voro e la tutela del consumatore ipotizza i reati di disastro doloso omissione volontaria di cautele contro gli infortuni e omicidio colposo. Si studiano le cartelle cliniche di migliaia di lavoratori si commissionano inchieste epidemiologiche si acquisiscono agli atti gli indennizzi Inail – ben 152 milioni di euro – si effettuano decine e decine di interrogatori. Il 10 ottobre dell’anno scorso la richiesta di rinvio a giudizio per Stephan Schmidheiny, 62 anni e il nobile belga Jean Louis Marie Ghislain De Car­tier, 88 anni. L’udienza preliminare con le sue 2.889 persone offese ha inizio lo scorso 6 aprile. La decisione del gup, Cristina Palmesino è del successivo 22 luglio: Schmidheiny e Ghislain De Cartier vengono rinviati a giudizio con l’accusa di disastro doloso e rimozione volontaria di cautele. Il resto è storia di oggi.



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