Eternit: 8 anni di indagini la storia dell’inchiesta
Otto anni di indagini e un fascicolo di circa 200 mila pagine. È un’inchiesta “monstre” quella sulle morti per amianto negli stabilimenti della Eternit, la multinazionale svizzera che questa mattina è finita per la prima volta sul banco degli imputati. Per arrivare all’udienza di oggi davanti alla prima sezione del tribunale di Torino il procuratore Raffaele Guariniello e i sostituti Gianfranco Colace e Sara Panelli hanno dovuto compiere un lavoro immenso. L’inchiesta muove i primi passi nel 2001. Prima di allora c’erano già stati altri processi per i morti della Eternit, con alcune condanne. Mai però, si era arrivati a toccare i suoi proprietari svizzeri. Lo fa per la prima volta proprio Guariniello che con il suo pool di magistrati vuole appurare l’eventuale responsabilità dei vertici della multinazionale nelle morti per amianto tra i lavoratori degli stabilimenti Eternit di Casale Monferrato (Alessandria), Cavagnolo (Torino), Rubiera (Reggio Emilia) e Bagnoli (Napoli). Il magistrato torinese famoso per le sue battaglie per la sicurezza sul lavoro e la tutela del consumatore ipotizza i reati di disastro doloso omissione volontaria di cautele contro gli infortuni e omicidio colposo. Si studiano le cartelle cliniche di migliaia di lavoratori si commissionano inchieste epidemiologiche si acquisiscono agli atti gli indennizzi Inail – ben 152 milioni di euro – si effettuano decine e decine di interrogatori. Il 10 ottobre dell’anno scorso la richiesta di rinvio a giudizio per Stephan Schmidheiny, 62 anni e il nobile belga Jean Louis Marie Ghislain De Cartier, 88 anni. L’udienza preliminare con le sue 2.889 persone offese ha inizio lo scorso 6 aprile. La decisione del gup, Cristina Palmesino è del successivo 22 luglio: Schmidheiny e Ghislain De Cartier vengono rinviati a giudizio con l’accusa di disastro doloso e rimozione volontaria di cautele. Il resto è storia di oggi.