Processo Thyssen: in aula i tedeschi
“Non posso rispondere alle domande perché non parlo e non capisco l’italiano…” Così Harald Espenhahn, l’amministratore delegato della ThyssenKrupp, per la prima volta davanti agli inquirenti che indagano sulla tragedia e sulla morte di 7 operai alle acciaierie torinesi, ha annunciato stamattina in aula la decisione di avvalersi della facoltà di non rispondere. Lo stesso ha fatto l’altro dirigente tedesco a processo, Gerard Priegnitz. Non si tratta solo di un disguido tecnico, cioè l’assenza di un traduttore: è in gioco uno dei punti forti di scontro fra accusa e difesa. Per l’equipe di pm guidati da Raffaele Guariniello i due alti dirigenti della Thyssen conoscono e parlavano in italiano coi responsabili dello stabilimento torinese, per la difesa invece no. Secondo l’accusa Espehnahn non voleva la morte dei suoi operai ma aveva la consapevolezza dei gravi rischi che correvano gli addetti alla linea 5, ne era stato informato con mail e lettere in lingua italiana: per questo è accusato di omicidio volontario con dolo eventuale. I suoi avvocati sostengono il contrario. La Corte ha deciso di riconvocare i due dirigenti Thyssen mercoledì prossimo, stavolta coi traduttori.