30 OTTOBRE 1961 – Muore a Roma Luigi Einaudi.
Uno dei padri della Repubblica e secondo Presidente d’Italia è nato a Carrù il 24 marzo 1874, a otto anni rimane orfano di padre e la madre lo porta con se a Dogliani. Dopo aver studiato a Savona, entra al Convitto Umberto I di Torino e si diploma al Liceo classico Cavour con il massimo dei voti. Consegue quindi la Laurea in Giurisprudenza a Torino, negli anni dell’Università si avvicina al movimento socialista e alla rivista Critica sociale, diretta da Filippo Turati, con cui collaborerà per una decina d’anni. Insegna Scienza delle finanze nell’ateneo torinese, Legislazione industriale ed Economia politica al Politecnico e Scienza delle finanze alla Bocconi di Milano.
Nel 1919 è nominato senatore del Regno e nel 1925 è tra i firmatari del Manifesto degli intellettuali antifascisti, redatto da Benedetto Croce. L’avvento della dittatura lo costringe ad allentare l’attività accademica, ad interrompere quella politica e ad esiliare in Svizzera.
Dopo la caduta del regime viene nominato rettore dell’Università di Torino e nel gennaio del 1945 Governatore della Banca d’Italia. Viene eletto deputato all’Assemblea Costituente nel 1946 come rappresentante dell’Unione Democratica Nazionale e darà un notevole contributo ai lavori che porteranno alla nascita della moderna Repubblica Italian. Nel 1947 è Ministro del Bilancio e Vice Presidente del Consiglio, la sua politica economica che è caratterizzata dalla diminuzione delle tasse e dei dazi doganali, metterà le basi per il boom economico degli anni ’50 e ’60.
L’11 maggio 1948 Luigi Einaudi è eletto Presidente della Repubblica allo scadere del mandato diventa senatore a vita. Esponente del pensiero liberista e federalista europeo, è convinto che il liberalismo debba svilupparsi in tutti gli aspetti della vita politica, sociale ed economica degli uomini. Per Einaudi l’eccesso di statalismo rischia di impigrire l’individuo, portato a disinteressarsi e a non assumersi le responsabilità. Il liberalismo è invece una pratica più dura ma, attraverso l’autorealizzazione, riesce a responsabilizzare i cittadini.