02 ottobre 2024

I misteri della Maschera di Ferro

maschera di ferro

La Maschera di Ferro è un  personaggio emblematico. Si presume fosse un uomo talmente importante che Luigi XIV, il famoso Re Sole, non ebbe il coraggio di farlo decapitare.  Ma la sua colpa doveva essere talmente grande che il re stesso decise di fargli coprire la faccia con un drappo di velluto nero e di fargli avvitare sopra una maschera a strisce d’ acciaio. Questo speciale travisamento del volto lo indossò per tutta la vita. Ciò è  quanto ci è stato tramandato da Voltaire.

Così conciato lo fece errare il poveretto da una prigione all’ altra del reame. In questo suo peregrinare arrivò anche in Piemonte nell’ agosto del 1669,  più precisamente a Pinerolo allora sotto il dominio francese. La Maschera di Ferro era accompagnata, o per meglio dire scortata, niente meno che da D’ Artagnan e dai suoi moschettieri .  A Pinerolo rimase per una dozzina d’ anni, poi nel 1681 fu trasferito nella fortezza di Exilles dove rimase rinchiuso fino al 1687.

Il detenuto eccellente fu poi trasferito dal Piemonte a Briançon,  ma il suo pellegrinaggio non era finito, fu spostato ancora nei pressi di Cannes,  nel castello di Fort Royal , una sicurissima prigione a strapiombo sul mare. In Costa Azzurra restò fino al 1698, da lì fu poi ricondotto a Parigi nelle carceri della Bastiglia dove morì il 19 novembre 1703. Per tutto il periodo di prigionia, in qualsiasi carcere fosse recluso,  la Maschera di Ferro ebbe sempre al suo fianco un “angelo custode” chiamato Saint Mars, che lo tenne d’ occhio tutta la vita e custodì i suoi segreti. Fu sepolto a Parigi nel cimitero di Saint Paul.

Ma chi fu veramente la Maschera di Ferro? Al termine delle sue ricerche Voltaire conclude che doveva trattarsi del fratello gemello (o di un fratellastro) di Luigi XIV la cui esistenza sarebbe stata occultata per evitare contestazioni sul diritto al trono del medesimo. Alexandre Dumas padre riprese, romanzandola, questa tesi nel racconto “Il visconte di Bragelonne”.

L’ipotesi avanzata da Voltaire ha però un punto debole: a quei tempi, come oggi,  il parto di una regina era quasi una cerimonia pubblica, soggetta  al rigido protocollo di corte. Vi assistevano il medico, una o più levatrici, il personale di servizio addetto alle varie incombenze per l’assistenza alla partoriente, dame di compagnia della regina, ufficiali di camera, etc. La cronistoria dell’evento veniva poi riportata, sia pur sinteticamente, sui registri di palazzo. È quindi estremamente improbabile che si sia potuta occultare la nascita di un gemello (così come sarebbe stato difficile alla regina nascondere una gravidanza clandestina).

Un’altra identificazione è quella con Luigi di Borbone, conte di Vermandois, uno dei figli illegittimi del Re Sole. O addirittura nel padre naturale dello stesso Luigi XIV.

Insomma, un  mistero che ha ispirato non poche opere letterarie ma anche film e fiction tv. E che in ottobre viene rievocato da gruppi storici composti da migliaia di figuranti in costume,  a Pinerolo e a Briançon.

Ogni 2 anni a Pinerolo si rievoca la tradizione della Maschera di Ferro. Nel 2024 cresce ancora, a livello di figuranti e gruppi partecipanti. Novità anche nel programma, che si rinnova e cresce, trasformando Pinerolo nel primo fine settimana.

Nella giornata di sabato 5 ottobre si inizierà alle 16 con il Bando: personaggi e musici accompagnano la lettura del programma della manifestazione. Parallelamente, dalle 16,30, esibizioni al Centro commerciale Le Due Valli. Alle 21, uno dei momenti clou: i moschettieri scortano il misterioso prigioniero e lo rinchiudono in carcere (previsto anche il cambio della guardia), in una serata davvero vivace: tutto il centro storico è animato tra esibizioni, danze, gruppi storici, figuranti e la rievocazione del bordello del 1600.  La domenica 6 ottobre , invece, la messa in cattedrale e poi, dalle 15, partono i cortei che coinvolgono centinaia di figuranti. L’arrivo di tutti i gruppi in piazza Vittorio: qui arriva anche la maschera di ferro e alle 18,30 viene svelata l’identità. A corredo non mancano taverne e punti ristoro in via Trento (per l’occasione rinominata Rue Crème Chantilly).

Mario Castelli



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