13 ottobre 2024

13 OTTOBRE 1890 – Nasce ad Asti Giulio de Benedetti.

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Secondo il “Times” Giulio de Benedetti realizzò il quotidiano che, meglio di qualsiasi altro, è stato in grado di raccontare l’Italia del dopoguerra, del miracolo economico e della modernità: La Stampa.

De Benedetti iniziò la sua esperienza giornalistica nel 1911 a La Stampa con la qualifica di redattore-stenografo. Il giornalismo era pionieristico e il direttore e proprietario di allora era Alfredo Frassati. Divenne corrispondente dalla Svizzera e, quando scoppiò la prima Guerra Mondiale, ebbe modo di trasmettere le notizie che arrivavano dai fronti opposti. Nel 1920 passò alla Gazzetta del Popolo dove proseguì il lavoro di inviato e corrispondente da Berlino: in quegli anni la città tedesca era il centro delle vicende culturali e politiche dell’Europa. Intervistò anche Adolf Hitler, che allora era capo di un piccolo partito nazionalista. Proprio in quell’intervista il futuro Fuhrer vantò la capacità di avvertire la presenza di un ebreo a “un chilometro di distanza” senza sapere di averne uno proprio di fronte.

Rientrato a Torino proseguì la carriera come direttore tecnico e partecipò a importanti progetti di rinnovamento del giornale: introdusse nuove rubriche di moda, umorismo e sport che piacquero molto ai lettori. De Benedetti aveva un vero talento per anticipare e cogliere i gusti del pubblico. Malgrado il successo, quelli furono per lui anni difficili, nonostante fosse iscritto al partito Fascista, il suo modo di fare giornalismo dava fastidio ai capi legati al regime. Sembra che l’ordine di licenziarlo dalla Gazzetta del Popolo fosse arrivato da Mussolini in persona. Intervenne però il nuovo proprietario de La Stampa che caldeggiò presso il direttore Augusto Turati l’assunzione del giornalista: Turati chiese il parere di Mussolini che, nonostante la diffidenza verso il “noto De Benedetti”, acconsentì. Era il 1931 e De Benedetti rientrò a La Stampa. Nel 1938, in applicazione alle leggi razziali, tutti i giornalisti ebrei furono cancellati dall’albo e espulsi dal sindacato, ma De Benedetti, per volere del senatore Agnelli, pur non potendo firmare gli articoli, mantenne la collaborazione con il quotidiano.

Nel 1958, alla morte di Filippo Burzio, divenne direttore de La Stampa e di Stampa Sera. De Benedetti volle riformare il giornale e attuò il progetto di “quotidiano popolare”. La Cronaca passò al primo posto seguita dalla Politica. Era inoltre convinto che il successo del giornale dipendesse dal mercato locale, due terzi delle vendite provenivano quindi dal Piemonte, ma questo non impedì a La Stampa di diventare, a metà degli anni sessanta, uno dei giornali più venduti in tutta Italia.

Per rafforzare l’interesse dei piemontesi inventò uno straordinario strumento di comunicazione, formazione e controllo dell’opinione pubblica: Specchio dei tempi.

Giulio de Benedetti leggeva personalmente le centinaia di lettere che arrivavano in redazione e ne curava la pubblicazione con attenta regia, il direttore dava la possibilità di sfogo al lettore, ma interveniva sui titoli, bilanciava l’opinione personale con un’opinione di tipo opposto. Il segreto stava nel dosaggio dei titoli. Specchio dei tempi rappresentava uno spaccato reale della società e caratterizzò La Stampa e via via tutto il mondo dell’informazione. Un giornalista e poi un direttore discusso quindi, a volte scomodo, ma di sicuro un grande maestro per i tanti cronisti cresciuti alla sua scuola.



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