Thyssen: accordo famiglie-azienda, domani si firma
L’accordo c’è, anche se qualcuno ha detto si a denti stretti e qualcun altro ha ancora qualche dubbio. Domani mattina, salvo quindi sorprese dell’ultima ora, a partire dalle nove i familiari delle sette vittime del rogo avvenuto nell’acciaieria ThyssenKrupp di Torino lo scorso 6 dicembre firmeranno un’intesa con il Gruppo tedesco per il risarcimento. L’offerta si aggira intorno ai due milioni di euro a famiglia a seconda della composizione. Non dovrebbero essere superati i 14 milioni di euro. La contropartita è importante. In cambio del maxirisarcimento, i familiari non si costituiranno parte civile nell’udienza preliminare che inizierà martedì mattina davanti al presidente aggiunto dei Gip Francesco Gianfrotta. Lo faranno invece la Regione Piemonte, la Provincia ed il Comune di Torino, oltre ad una ottantina di lavoratori della ThyssenKrupp che saranno assistiti da un collegio legale dei sindacati. Tutti vogliono sapere perché sono morti Antonio Schiavone, 36 anni, Roberto Scola, di 32, Angelo Laurino, di 43, Bruno Santino, di 26, Rocco Marzo, di 54, Rosario Rodinò e Giuseppe Demasi, entrambi di 26. Omissioni, superficialità e leggerezza per risparmiare denaro: è questo l’atto d’accusa del procuratore aggiunto Raffaele Guariniello e dei pm Laura Longo e Francesca Traverso nei confronti dei sei dirigenti della multinazionale messi sotto inchiesta. Nella quindicina di pagine dell’atto di fissazione dell’udienza preliminare si punta il dito soprattutto sull’amministratore delegato Harald Espenhahn, accusato di omicidio con dolo eventuale. Gli altri cinque imputati – i consiglieri delegati Marco Pucci e Gerald Priegnitz, 50 e 42 anni, il dirigente ternano Daniele Moroni (48), il direttore dello stabilimento subalpino Giuseppe Salerno (55) e il responsabile servizio previsione rischi Cosimo Cafueri (52) – rispondono di omicidio colposo aggravato dalla previsione dell’evento e l’omissione dolosa e aggravata di cautele antinfortunistiche.