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13 febbraio 2008

Cinema Statuto, 25 anni fa il rogo con 64 morti a Torino

Ricorrono oggi i 25 anni dal rogo del Cinema Statuto di Torino nel quale morirono 64 spettatori. Una tragedia ancora viva nel ricordo dei torinesi, ma anche un episodio che ha segnato la storia della legislazione italiana in materia di sicurezza nei luoghi pubblici. Quell’incendio, per cui patteggiarono la condanna il gestore del locale, Raimondo Capella, l’ex vice comandante dei Vigili del Fuoco di Torino, Nello Palandri, membro della Commissione Vigilanza, e altre persone legate a vario titolo alla ristrutturazione del cinema, cambiò infatti la vita di molti cinema, teatri e locali pubblici italiani, ma anche ospedali, banche, uffici e ristoranti. Il 13 febbraio del 1983 allo Statuto proiettavano “La Capra” con Gerard Depardieu. Nevicava, era un giorno di carnevale. Alle 18,15 arrivò la prima telefonata d’allarme ai Vigili del Fuoco. Subito un sopralluogo: dopo mezz’ora erano già stati trovati 3 morti, subito diventati 7 e nel giro di tre ore 64. Morirono tutti gli spettatori in galleria mentre si salvò chi era in platea. I primi morti furono trovati sulla scala che portava alla galleria, altri nei bagni. Il lungo processo per omicidio colposo che ne scaturì portò a galla i problemi di quella struttura, uno dei cinema più famosi di Torino: l’impianto elettrico vecchio e non conforme, l’arredamento in materiale infiammabile, le uscite di sicurezza sbarrate, la scala di accesso alla galleria irregolare. “Quello che ancora mi fa male – dice Sergio Cabodi, presidente del Comitato delle vittime – è il fatto che se lo Stato ha riconosciuto le sue responsabilità, i singoli responsabili, invece, non sono stati giudicati grazie a slalom tra gli ordini di grado di giudizio che hanno portato alla prescrizione quasi per tutti. Hanno patteggiato i più deboli, i tappezzieri, le maschere, i veri responsabili, i vertici della Commissione Vigilanza no. Il rogo dello Statuto è stato come quello alla Thyssen- Krupp, non una disgrazia, ma un incidente evitabile”.



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