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26 gennaio 2008

Anno giudiziario: carenze organico e crescita reati di extracomunitari

Le difficoltà della giustizia nascono dalla penuria di fondi e dalle “persistenti carenze di organico”, ma anche dagli “attacchi rivolti spesso alla magistratura nel suo complesso, tendenti a delegittimarla”. Così Francesco Novità, presidente della Corte d’Appello di Torino, ha cominciato il suo intervento all’inaugurazione dell’anno giudiziario, in una cerimonia in cui non sono mancati i riferimenti alla tragedia della ThyssenKrupp. Il procuratore generale Gian Carlo Caselli ha letto nell’aula magna del Palazzo di Giustizia, i nomi delle sette vittime e dei tre feriti, annunciando che le indagini potrebbero essere chiuse “entro febbraio” . Tragedie come questa – si legge nella relazione di Novità – non debbono più ripetersi in uno Stato che la Costituzione afferma essere fondato sul lavoro. I giudici devono operare tra continui ostacoli: ci sono le aggressioni di una politica che – dice Caselli – ha “la pretesa di autoassolversi in perpetuo”; negli uffici manca il personale e non ci sono soldi nemmeno per il materiale di cancelleria o libri giuridici; infine, come rileva il pg, “nei magistrati del settore penale dopo l’indulto si è diffusa una pesante sensazione di inutilità del lavoro svolto”. Eppure non mancano, almeno in Piemonte, i risultati positivi. La provincia di Torino è al primo posto per quanto riguarda la velocità della giustizia, ha detto Novità, citando i dati diffusi da un quotidiano. Il tempo medio di definizione dei procedimenti è di 15 mesi e scende a 14 mesi e 2 giorni al tribunale di Torino. Quanto al penale, i processi di primo grado hanno un “tempo di definizione” compreso fra i sette e i quindici mesi, anche se le pendenze sono aumentate. In Piemonte sono in aumento i reati commessi da cittadini extracomunitari. Lo si evince ancora dalla relazione del presidente della Corte d’Appello, Francesco Novità. Solo a Torino, fra il luglio del 2006 e il giugno del 2007, dei 6.500 arresti effettuati “ben 5.055 riguardano immigrati, alla maggior parte dei quali sono stati addebitati reati diversi da quelli concernenti l’immigrazione clandestina”. La criminalità straniera, inoltre, “sta da tempo occupando uno spazio molto rilevante nel controllo di numerosi traffici illeciti”. “Va però ribadito – conclude Novità – che gli stranieri autori di reati sono solo una parte degli immigrati che si trovano in Italia, la maggioranza dei quali vive onestamente, senza dire che gli stessi stranieri, a volte, sono vittime di odiose forme di sfruttamento”.

 



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