Morire a 19 anni per avere cercato di difendere una giovane amica dagli apprezzamenti pesanti che le erano stati rivolti. Tre delicatissime operazioni chirurgiche alla gola e alla testa non sono state sufficienti a salvare Filippo Verros, il giovane cuneese picchiato e sgozzato con un coccio di bottiglia venerdì scorso, a Cuneo, all’uscita da una discoteca. In questi giorni i genitori e il fratello, decine di amici non avevano mai smesso di essergli vicini nell’ospedale di Cuneo dov’era ricoverato, sperando di sentirsi dare dai medici una buona notizia. Così com’era sembrato martedì: il ragazzo aveva mosso un braccio, quando i medici avevano alleggerito le condizioni del coma farmacologico in cui era tenuto. Una speranza effimera. Troppo sangue aveva perso Filippo in quella notte maledetta, per troppo tempo il suo cervello era rimasto senza ossigeno, a causa delle ferite al collo. Era arrivato al pronto soccorso dopo l’aggressione subita durante una lite avvenuta in piazza Boves. Il giovane aveva trascorso la notte insieme a un’amica nella città vecchia, girando vari locali. Intorno alle 4,30, all’uscita da una discoteca, il litigio fatale, innescato dai pesanti apprezzamenti rivolti alla ragazza, di cui non è stata resa nota l’identità, da parte di B. M., 28 anni, camionista di Villafalletto (Cuneo), ora in carcere. Il procuratore di Cuneo, Alberto Bernardi, ha spiegato che “si era creata una situazione in cui erano tutti molto ubriachi e particolarmente euforici, non si sa se sotto effetto di alcol o qualcos’altro”. Secondo i Carabinieri, Verros sarebbe intervenuto per proteggere la ragazza. B. M., con un altro giovane, ora indagato per concorso nell’omicidio, l’avrebbe prima minacciato poi picchiato duramente. Quando era già a terra ha rotto una bottiglia e brandendone il collo di vetro, ha inferto la ferita alla gola di Verros, rivelatasi poi mortale.

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