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31 gennaio 2009

Anno giudiziario: Piemonte; calano denunce, ma tanti reati

In Piemonte e in Valle d’Aosta sono calate le denunce: i Carabinieri registrano un -9,1%, la Questura di Torino parla di una diminuzione del 13,14%. Lo ha detto Francesco Novità, presidente della Corte d’appello del distretto, all’inaugurazione dell’anno giudiziario. “Questo – ha aggiunto – non significa che la delinquenza è stata debellata, visto che il numero dei reati resta alto, ma che le misure di contrasto qualche effetto hanno avuto”. Nella malavita, la ’ndrangheta fa sempre la parte del leone ma anche le bande straniere hanno assunto “posizioni di rilievo” attraverso una ferrea ripartizione delle competenze: cocaina per gli albanesi, prostituzione per i nigeriani e pure per i romeni, i quali hanno il monopolio della clonazione di bancomat e carte di credito; i magrebini operano in piccoli gruppi autonomi dediti allo smercio di hashish e, talvolta, si avvalgono di pusher bambini. Gli spacciatori “occupano” e “monopolizzano” intere zone delle varie città, e cresce il numero (in tutto il distretto) dei reati comuni nell’ambito degli extracomunitari, con una “delinquenza che si annida solo, o prevalentemente, tra gli irregolari”. Di questo ha parlato Carlo Verra, del coordinamento dei comitati spontanei torinesi, secondo cui una buona ricetta è “alzare le pene minime”. Fra i successi nella lotta al crimine, l’avvocato generale dello Stato, Luigi Riccomagno, ha citato la cattura, da parte dei carabinieri, degli autori “dell’efferata aggressione ai danni di quattro monaci del convento di Belmonte”. Dopo la tragedia alla Thyssenkrupp le procure hanno intensificato l’attività di vigilanza e prevenzione degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali. “In alcune sedi sono state elaborate linee guida per i procedimenti penali”, ha detto Riccomagno citando in particolare il caso di Fossano (teatro di un’altra strage, quella del Molino Cordero), dove si è formato un “gruppo spontaneo mirante alla pianificazione degli obiettivi e dei metodi di lavoro”. La stessa Procura Generale si è fatta carico di “una sorta di monitoraggio accentrato” sul fenomeno. Non ci sono segnali di attività di “gruppi riconducibili alle brigate rosse” o al “terrorismo internazionale di matrice fondamentalista islamica”, ma la Direzione distrettuale antimafia segnala tra gli ambienti dell’anarchismo torinese “una chiara e crescente insofferenza e una particolare ostilità nei confronti delle istituzioni e delle forze dell’ordine”.



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