Addio a mons. Peradotto, Duomo Torino strapieno ai funerali del prete giornalista
“Saldava la terra con il cielo, una cosa oggi per nulla scontata, credeva nel dialogo come priorità”. Così don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele nonché uno dei 150 tra sacerdoti e vescovi presenti oggi nel Duomo di Torino per i funerali a mons. Franco Peradotto, morto due giorni fa a 82 anni. Il sacerdote giornalista mai diventato vescovo, il comunicatore, il prete degli umili, il prete emblema di una Torino forse lontana nella storia, quella operaia, ecumenica e rivoluzionaria, aperta alle istanze sindacali come quelle religiose e culturali, ma oggi presente in modo massiccio in un Duomo gremito all’inverosimile.
Oltre 2.500 persone da tutto il Piemonte sono venute ad ascoltare l’omelia del cardinale Severino Poletto (“ha creduto nel Concilio e in una chiesa nuova, più profetica e comunicativa”) e ricordare don Franco Peradotto, da giovane viceparroco di periferia, poi collaboratore di due cardinali, Anastasio Ballestrero e Michele Pellegrino, quindi direttore della Voce del Popolo, rettore del Santuario della Consolata.
In prima fila, accanto a parenti, esponenti politici, fedeli, c’erano anche il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, il procuratore capo Gian Carlo Caselli, il presidente della Provincia, Antonio Saitta, il presidente del Salone del Libro, Rolando Picchioni, gli ex sindaci Diego Novelli e Valentino Castellani, tanti ex Dc e ex Pci.
Si è trattata di una cerimonia molto sentita per i tanti partecipanti. Il feretro è giunto in Duomo scortato dalle auto dei vigili urbani in una via XX Settembre chiusa al traffico. Alla sua entrata in Cattedrale, è calato il silenzio. E dopo i canti ha tenuto la sua omelia il cardinale arcivescovo di Torino, Severino Poletto.
“Don Franco ha saputo entrare nel cuore della gente e nel suo tempo, ha accompagnato la società civile capendone i suoi bisogni”, ha detto Poletto.
Il cardinale ha poi ricordato la sofferenza di mons. Peradotto. Don Franco era infatti ricoverato dal 2006 in un repartino per i religiosi malati al Cottolengo, dove è morto lunedì. “La grandezza umana e spirituale di un uomo non la si vede tanto quando tutto va bene, ma quando c’è la sofferenza – ha detto il cardinale – e Don Franco ha saputo accettare la sua malattia fino alla fine. Ha partecipato ai grandi eventi e alle messe più importanti fino alla fine. Domenica ho ancora pregato insieme a lui, ma non credo mi abbia più sentito, perché era ormai in coma”. Don Peradotto è stato poi tumulato nel cimitero del suo paese, Cuorgnè.