Funerali artificiere commozione e malore della vedova
Una cerimonia toccante ma soprattutto caratterizzata da momenti di grande pathos, quella per dare l’estremo saluto all’artificiere morto in Afghanistan per lo scoppio di un ordigno e residente con la famiglia a Villar Perosa in Val Chisone. La bara con il tricolore bagnato di lacrime sotto un cielo di un azzurro intenso e al culmine di una giornata di solleone estivo al suono del Silenzio ha lasciato la camera ardente allestita nel comune di Villar Perosa portata a spalle dagli alpini e Gian Mauro Gigli il figlio maggiore dell’artificiere morto mercoledì a pochi chilometri da Herat.
Il corteo funebre si è snodato verso la chiesa parrocchiale di Sant’Aniceto ma dopo una decina di metri la vedova Maria Vita Biasco è stata colta da un malore: il feretro si è fermato e la donna è stata soccorsa dai medici dell’Esercito che hanno poi dovuto soccorrere anche la mamma dell’artificiere anche lei colta da malore.
“Chi uccide un uomo uccide Dio – ha detto il parroco durante l’omelia – e nessuno sfuggirà al giudizio divino”. Poi rivolto ai figli li ha esortati a raccogliere e conservare quel testamento di rettitudine lasciato dal padre.