Afghanistan: dolore in caserma per due “figli strappati”
In fondo al cortile le parole scolpite sul monumento ai caduti suonano come un triste presagio. “Fede per credere… coraggio per agire”, si legge dietro alle bandiere a mezz’asta della caserma Montegrappa a Torino dove gli alpini della Brigata Taurinense piangono la morte di Massimiliano Ramadù e Luigi Pascazio. Due soldati al servizio della pace “figli strappati” alle loro vite dall’esplosione che questa mattina li ha uccisi in Afghanistan.
La notizia dell’attentato in cui sono rimasti feriti altri due commilitoni è piombata come una bomba sulla sala radio della caserma per poi rimbalzare di camerata in camerata sui militari che stavano iniziando le loro attività.
“Magari è solo un allarme vedrai che stanno tutti bene”, è stata la loro prima reazione. Ma quando le informazioni sono diventate più precise la speranza si è trasformata in dolore.
“Mi hanno strappato due figli”, ha commentato commosso il generale Francesco Paolo Figluolo al comando della caserma da quando a fine marzo il grosso della Brigata è volato in Afghanistan. Tuta mimetica anfibi e penna bianca sul cappello è toccato a lui comunicare in modo ufficiale ai soldati quello che già avevano intuito. Poche parole pronunciate davanti ai militari sull’attenti nello stesso cortile in cui lo scorso 26 marzo avevano salutato i loro amici in partenza per la missione all’estero.