Un passionario, da sempre e per sempre fedele a se stesso e alle sue idee. Questo è stato Giancarlo Pajetta. Nato a Torino il 24 giugno 1911 da una famiglia benestante, fin da giovanissimo espresse le sue idee antifasciste. Ancora minorenne si iscrisse al Partito Comunista d’Italia, per questo, per ben tre anni, gli fu negato l’accesso a tutte le scuole d’Italia e fu condannato a due anni di reclusione. Questa esperienza durissima lo segnò per sempre in modo profondo.

Amava il libri classici del movimento operaio, in prigionia studiò Einaudi, Gentile, Croce, De Sanctis, oltre a Verga e i romanzieri russi e francesi dell’800.

Nel 1931 esiliò in Francia dove, sotto lo pseudonimo di Nullo, divenne segretario della Federazione Giovanile Comunista, direttore di Avanguardia e rappresentate italiano nell’organizzazione comunista internazionale.

Il 17 febbraio 1933, a Parma, fu ancora arrestato e condannato a 21 anni di carcere per attività eversiva, venne liberato alla caduta del regime fascista il 23 agosto del ’43.

Nel 1948 entra a far parte della segreteria nazionale del partito Comunista. Morigerato nella vita privata, Pajetta fu deputato al Parlamento dal 1946 fino al 1984, data della sua morte.

Dotato di un intelligenza brillante e noto per le sue risposte caustiche, fu più volte protagonista di storici dibattiti televisivi, a volte, gli bastava una sola battuta per mettere in discussione il discorso dell’avversario.

Suscitò clamore il suo gesto di accoglienza nei confronti di Giorgio Almirante quando questi andò a rendere omaggio alla camera ardente di Enrico Berlinguer, la stessa coerenza lo spinse nel 1988 ad andare a rendere onore alla salma di Giorgio Almirante.

Giancarlo Pajetta morì improvvisamente di ritorno da una Festa dell’Unità. Tutto il rispetto e l’amore dei militanti del partito si espresse nella forte partecipazione ai funerali. 200.000 persone diedero l’addio all’illustre politico, tra loro anche l’eterno rivale Giulio Andreotti.   .

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