Stadio Juve sotto inchiesta, ma è agibile e si gioca
Il nuovo stadio della Juve nel mirino dei pm: la Procura di Torino apre un’inchiesta sullo Juventus Stadium, inaugurato lo scorso 8 settembre e subito diventato il simbolo della rinascita dell’orgoglio della Signora del calcio italiano. L’ipotesi di reato parla di pericolo teorico di crollo colposo, ma la società bianconera, che nell’inchiesta è parte lesa, spazza subito il campo da ogni dubbio: siamo completamente certi – dice la Juventus – della “assoluta sicurezza strutturale dello stadio”. E per dimostrarlo il presidente, Andrea Agnelli, e il direttore generale, Giuseppe Marotta, presentano al Prefetto di Torino, Alberto Di Pace, e al sindaco della città, Piero Fassino, i documenti che lo confermano. Lo fanno in un vertice che si conclude in serata e che porta un’altra certezza: nello stadio l’attività proseguirà senza interruzioni, le partite si svolgeranno regolarmente e senza alcun intoppo. Sul registro degli indagati sono stai iscritti tre nomi. Sono quelli dei tecnici che, a vario titolo, si sono occupati della costruzione dello stadio: Giovanni Quirico, dirigente dell’ufficio tecnico del Comune di Torino, e gli ingegneri Francesco Ossola e Paolo Erbetta, entrambi liberi professionisti. Il primo è chiamato in causa come collaudatore; gli altri due come direttori dei lavori. I reati ipotizzati dalla Procura sono tre: il “delitto colposo di danno” in relazione al “crollo di costruzioni”, il falso ideologico e la frode in commercio. L’inchiesta appare sicuramente complessa. Nella sede della Juventus, in corso Galileo Ferraris, oggi c’è stata anche un’ispezione della Consob. L’accesso è stato fatto dalla Guardia di Finanza e ha riguardato materiale relativo a bilanci, delibere, aumenti di capitale e altra documentazione finanziaria.