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04 luglio 2011

Tav: il giorno dopo la battaglia di Chiomonte

“Cercavano il morto, e per questo andrebbero processati per tentato omicidio”. Cosi, il giorno dopo la battaglia della Val di Susa, il ministro dell’Interno, Maroni, chiede fermezza contro quelli che lo stesso presidente Napolitano definisce “eversori”. Sono quelle “bombe” all’ammoniaca a indignare. Lanciate di continuo, con l’obiettivo di sfregiare con ustioni gravissime poliziotti, carabinieri e finanzieri che oggi contano 204 feriti. Ma nel vastissimo arsenale dei black bloc che ieri pomeriggio hanno fatto di una manifestazione pacifica una guerra per bande, c’era di tutto. Nei boschi intorno a Chiomonte, gli agenti che ieri hanno arrestato quattro persone e ne hanno denunciata una quinta a piede libero, hanno trovato fuochi artificiali trasformati in bombe rudimentali, bottiglie molotov, martelli da ferroviere, barattoli di resine incendiarie, bombe carta farcite di bulloni, machete, roncole, perfino un bazooka artigianale. E poi fionde, utilizzate per sparare biglie, tondini di ferro e pietre.

La guerriglia è scoppiata intorno a mezzogiorno. Fino a quel momento, il corteo dei No Tav – capeggiato da molti sindaci della Val di Susa – era sfilato tranquillo. Poi, la battaglia. Vestiti di scuro, con sciarpe sul volto e casco in testa, gli antagonisti, venuti anche da Germania, Spagna, Francia e Austria, calano dai boschi verso il cantiere dell’Alta velocità. Obiettivo: forzare il blocco ad ogni costo. Per fermarli, la polizia usa i lacrimogeni.

L’uniforme è sempre quella. Abiti scuri, spesso neri, le facce coperte dalle sciarpe, casco in testa per evitare i manganelli. Per respirare, maschere antigas a doppio filtro e pastiglie di Maalox ingerite per combattere la nausea provocata dai lacrimogeni. I black bloc che ieri hanno scatenato l’inferno in Val di Susa, trasformando una protesta vibrata ma pacifica dei No Tav in un corpo a corpo durato ore, sono una vecchia conoscenza delle polizie di mezzo mondo. Ma è il loro arsenale, negli anni, ad essersi arricchito. Non più solo spranghe, bastoni, bottiglie molotov e fionde, come in tante altre occasioni. Tra i boschi intorno a Chiomonte, ieri gli uomini delle forze dell’ordine hanno trovato di tutto: bottiglie piene di ammoniaca, barattoli di resine incendiarie e acido, bombe carta farcite di bulloni, roncole, machete, martelli da ferrovieri. Perfino un rudimentale bazooka.

I danni maggiori li ha fatti l’ammoniaca, sparata di continuo sui reparti antisommossa. E poi le fionde, a gittata lunghissima, armate di biglie, bulloni e pietre. Il risultato sono 188 feriti, alcuni gravi, tra Polizia, Carabinieri e Finanzieri. Una vera e propria guerriglia, con le sue regole d’ingaggio affinate negli anni. Ieri a metterle in pratica erano almeno 800, circa 300 dei quali – secondo stime della Digos – provenienti dall’estero, Francia, Spagna, Germania e Austria. Come a Seattle nel ‘99, come a Genova nel 2001, come a Toronto lo scorso anno.



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