02 giugno 2024

ALLAMANO E FRASSATI SARANNO SANTI

Frassati

Pier Giorgio Frassati il giovane dell’alta borghesia subalpina, figlio di Alfredo, proprietario e direttore de «la Stampa, e don Giuseppe Allamano il prete grande missionario senza mai lasciare Torino, rettore del santuario, fondatore dei Missionari della Consolata, verranno proclamati santi da Papa Francesco nel Giubileo del 2025.

Giuseppe Allamano nasce il 21 gennaio 1851 e il giorno dopo è battezzato Giuseppe Ottavio nella parrocchia Sant’Andrea. Di ingegno vivace, frequenta le scuole del paese, porta le bestie al pascolo, è il primo della classe: i paesani lo vedono sempre con qualche libro di scuola tra mano. Per il sacerdozio si propone di battere il vizio della superbia: «Voglio celebrare ogni Messa come se fosse la prima e l’ultima. Ogni giorno sveglia come dalla tromba del giudizio, mi segno, alzo la mente e il cuore a Dio. È tempo di lavorare, il riposo in Paradiso». Così per 53 anni. Il 20 settembre 1873, a 22 anni, è ordinato dall’arcivescovo Lorenzo Gastaldi. Laureato in Teologia, vorrebbe andare in parrocchia. Invece è nominato direttore spirituale del Seminario: «La mia intenzione era andare viceparroco e poi parroco in qualche paesello». «Ti affido la parrocchia più importante della diocesi: il Seminario!». Nel 1880, 29 anni, Gastaldi lo convoca: «Ti nomino rettore della Consolata e dell’annesso ospizio per i preti vecchi». «Sono troppo giovane per dirigere i vecchi». «Ti vorranno bene lo stesso. Essere giovane è un difetto che si perde con l’età». Rettore anche del santuario Sant’Ignazio a Lanzo Torinese, con annessa casa per esercizi: con lui diventa casa di esercizi di prim’ordine e non c’è mai una camera vuota.

In quei decenni Torino industriale, patria di «mamma FIAT», si sviluppa nelle barriere operaie. Città di Antonio Gramsci e Piero Gobetti, di don Bosco e Frassati, raddoppia da seicentomila abitanti nel 1931 a un milione nel 1961.

Pier Giorgio Michelangelo Frassati apre gli occhi alla vita in via Legnano 33 a Torino il 6 aprile 1901 (Sabato Santo). Nel 1902 nasce la sorella Luciana.

Primogenito di una famiglia della illuminata borghesia liberale biellese-torinese, è autodidatta della fede. Il padre Alfredo, «dominus» de «La Stampa», poi ambasciatore a Berlino e senatore del Regno, è religiosamente indifferente ma tollerante, comunica al figlio il senso della libertà e l’apertura degli orizzonti. La madre Adelaide Ametis affida i figli a don Antonio Cojazzi, educatore salesiano. Il giornale è preso di mira dai fascisti perché il fiero direttore sostiene: «Gli uomini del fascio sono guerrafondai e il fascismo è la nuova guerra che nasce». Padre e figlio combattono la dittatura: la coscienza democratica porta il giovane a schierarsi con il Partito Popolare. Si impegna nella promozione delle masse diseredate: i reduci della Grande Guerra, gli operai, i giovani. Contrasta gli anticlericali; partecipa alle proteste contro la riforma universitaria fascista.

Portando aiuto a una famiglia, ove povertà e mancanza di igiene procurano infezioni, probabilmente contrae la poliomielite fulminante che lo porta alla morte, a 24 anni il 4 luglio 1925 alla vigilia della laurea. La famiglia scopre ai funerali quanto è stato eroico il ragazzo: trascinava carretti di masserizie dei poveri; entrava nelle case più squallide; questuava per i poveri. L’arcivescovo Gamba profetizza: «Di questo giovane si parlerà molto presto e molto bene». Nella sua breve esistenza, sa fondere il richiamo di Dio, la preghiera e l’ascesi con il servizio ai più poveri, l’apostolato e l’impegno sociale e politico, l’animazione cristiana nell’ambiente universitario. Preghiera, Messa e Comunione, adorazione eucaristica notturna e rosario gli danno la carica. Milita nelle associazioni cattoliche, nella FUCI e nella San Vincenzo. Frequenta il «D’Azeglio», poi il «Sociale» e Ingegneria meccanica, con specializzazione mineraria al Politecnico.

Nel 1990 Giovanni Paolo II beatifica due figli del Piemonte: il 20 maggio Pier Giorgio Frassati; il 7 ottobre, Giornata Missionaria mondiale, don Giuseppe Allamano.

Pier Giuseppe Accornero



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