Cogne bis: Franzoni colpevole calunnia, 1 anno e 4 mesi
Anna Maria Franzoni ha calunniato il vicino di casa: questo dice la sentenza con cui, oggi, il giudice Roberto Arata, del tribunale di Torino, ha condannato a un anno e quattro mesi la mamma del piccolo Samuele Lorenzi, il bimbo ucciso a Cogne nel 2002. La Franzoni sta scontando nel carcere della Dozza, a Bologna, i sedici anni di reclusione (ridotti a tredici per l’indulto) che le sono stati inflitti per l’omicidio del figlioletto. La nuova pena, se dovesse diventare definitiva, andrebbe a sommarsi a quella principale con un leggero sconto dovuto al “cumulo”. Si tratta comunque di un’eventualità del tutto teorica: il reato di calunnia si prescriverà il 30 gennaio 2012. Il processo che si è chiuso oggi è passato alle cronache con il nome di Cogne bis ed è legato alla denuncia che il vecchio avvocato di Anna Maria, il professor Carlo Taormina, consegnò agli inquirenti il 31 luglio 2004: il documento conteneva l’invito ad indagare su un guardaparco che viveva nel paese, Ulisse Guichardaz, indicato come un potenziale sospettato. La mossa di Taormina era scattata due anni e mezzo dopo il delitto, due settimane dopo la sentenza di primo grado e pochi giorni dopo il sopralluogo che una squadra italo-svizzera dei suoi collaboratori aveva compiuto un sopralluogo nella villetta di Cogne. La Procura aveva iscritto l’intero team di Taormina (penalista compreso) nel registro degli indagati; poi, però, aveva archiviato il caso per quasi tutti (l’unico personaggio rimasto nella rete è stato il fotografo Eric Durst, che lasciò un’impronta su una parete e che per questo è stato condannato a otto mesi). Il senso è questo: la Franzoni era l’unica a sapere la verità sul delitto, quindi era l’unica a sapere che Guichardaz era estraneo al fatto. Ma una consulenza psicologica, al processo, ha gettato una luce nuova: gli esperti hanno descritto una donna che, oltre a negare da sempre le accuse, non ha nessun ricordo del fatto, come se sia davvero innocente o – più probabilmente – abbia rimosso l’intero dramma dalla propria mente. Ecco perché il nuovo difensore, Paola Savio, non è d’accordo con la sentenza: “Nelle motivazioni conosceremo il percorso logico seguito dal giudice”. Oggi Anna Maria non era in aula. C’era il marito, Stefano Lorenzi, che non ha rilasciato commenti. I coniugi si possono parlare per telefono due volte alla settimana. Il tribunale, oggi, ha restituito alla famiglia la villetta di Cogne: era sotto sequestro dall’agosto del 2004, quando la denuncia di Taormina scatenò la nuova bufera.