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15 aprile 2011

Thyssen: parenti in lacrime, giustizia è fatta

Non riavranno i loro cari ma, ai loro occhi, almeno giustizia è fatta: i parenti delle vittime del rogo della ThyssenKrupp non dimenticano il dolore, si stringono in abbracci liberatori e piangono nell’aula della Corte di Assise di Torino per una sentenza di condanna che all’a­zien­da, invece, appare “incomprensibile” e al sin­daco di Terni, Leopoldo Di Girolamo, eccessiva. Per il Ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, invece, è la dimostrazione che in Italia ci sono leggi “adeguate anche nel caso delle violazioni più gravi”. E quanto sia stata grave la tragedia della ThyssenKrupp lo ricordano le foto delle vittime sui banchi dell’aula della Corte di Assise: 88 udienze alle quali i parenti di chi non c’è più hanno sempre assistito a de­ci­ne, rinnovando ricordi e dolori in un calvario durato decine di mesi. Alla lettura della sentenza, in un’aula stracolma, applaudono con la forza che libera da un incubo, si stringono in abbracci, qualcuno piange, qual­cuno resta immobile, quasi impassibile, uno si sente male e lo adagiano su una barella. Nessuno gioisce, non trapela, se non pallida, neanche la soddisfazione di una sentenza che hanno atteso per avere giustizia.

Le lacrime più lunghe, quelle più amare, però, sono di Antonio Boccuzzi, unico sopravvissuto al rogo, ora de­putato Pd. Si stringe il viso fra le mani, singhiozza, poi trova la forza di parlare. “Chi ha sbagliato ha pagato”, dice dedicando la sentenza “a tutti i morti di quella notte, a chi ha perso la vita sul po­sto di lavoro, alla mamma scomparsa da poco”.



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