Ragazzo scomparso, fuga Daniel finisce su greto torrente
La speranza si è dissolta verso le 16 quando un pescatore ha chiamato i Vigili del Fuoco dicendo di aver visto il corpo immobile di un giovane sulla sponda del torrente Chiusella, fra le montagne della provincia di Torino, il pensiero è corso subito a Daniel Busetti.
Sono bastati solo pochi minuti per capire che la vita del ventenne bergamasco, da dieci giorni in fuga da tutto e da tutti, si era spenta laggiù, in fondo a uno strapiombo, fra le due grosse lastre di pietra che ha scelto come ultimo rifugio. È morto di freddo, il giovane Daniel. Forse quattro o cinque giorni fa. Era scappato il 19 febbraio da Cavernago (Bergamo), a pochi chilometri da casa, dopo un incidente stradale banalissimo e senza gravi conseguenze per nessuno, ma che nella sua mente si era trasformato in una catastrofe colossale. Temeva di avere ucciso delle persone, i suoi amici. Panico e rimorso hanno spinto questo tranquillo ragazzo di Martinengo (Bergamo), muratore insieme al padre, appassionato di calcio e tifoso del vecchio campione George Best, lontanissimo da casa: in un posto incantato, i boschi della Val Chiusella, dove sorge una fiorente comunità spirituale, Damanhur, i cui cittadini si chiamano tra loro con nomi come Stambecco o Bisonte o Quercia. Il corpo era raggomitolato su se stesso, in posizione fetale, in un estremo tentativo di proteggersi dal gelo e dal mondo. Indosso aveva solo i jeans e una maglietta: il giaccone, le scarpe e le calze le aveva lasciate più su, sulla sponda del torrente, e sul motivo si possono dare solo laceranti congetture.
Il medico legale ha certificato il decesso e, quindi, la salma è stata portata via da un elicottero, benedetta dal vescovo, Arrigo Miglio, salito apposta da Ivrea (Torino).
Oggi papà Pasquale, chiuso nel silenzio del suo dolore, non ha potuto fare altro che riconoscere la salma. Adesso, dopo una tappa al posto avanzato di controllo di Baldissero, il corpo di Daniel verrà portato all’istituto di medicina legale di Strambino (Torino): bisogna fare un’autopsia, e riempire le solite scartoffie che mai riusciranno a dare un senso alla tragedia.