FRIDA TONIZZO: UNA VITA DALLA PARTE DEI BAMBINI
Il suo nome non è certamente conosciuto, ma sono centinaia i bambini che debbono tutto a lei e alla sua associazione. Parliamo di Frida Tonizzo che, insieme alla carismatica figura di Francesco Santanera, anima dell’Anfaa, l’associazione delle famiglie affidatarie, da decenni si occupa dei bambini senza famiglia o con genitori problematici.
Originaria della provincia di Udine arriva a Torino nel 1956, in Borgata Rosa. Le scuole superiori alle magistrali, la scoperta della professione di assistente sociale e l’ attenzione ai bambini ricoverati in istituto, la lettura degli articoli Neera Fallaci sul settimanale Oggi: tutto contribuisce a maturare la “vocazione” di Frida.
Decisivo è l’ incontro con Francesco Santanera, fondatore dell’Anfaa (l’associazione nata nel 1962) che si stava battendo per l’ approvazione di una legge sull’adozione. La scuola per assistenti sociali, il tirocinio con Santanera e nel ’71 l’ assunzione all’Anfaa. Da 50 anni, perciò, la sua seconda casa e’ questa associazione nata per trovare una famiglia ai tanti, troppi bambini abbandonati in istituto o con difficoltà.
Sposata con Lorenzo, una figlia, Iria, un’ altra bimba presa in affido una bambina, Carla, che aveva 11 anni: “È stata con noi due anni. Poi è tornata nella famiglia d’origine e oggi abbiamo ancora un bel rapporto” ha raccontato, recentemente, in un’ intervista a Repubblica.
Per 50 anni Frida Tonizzo ha combattuto lotte faticose, come per esempio, rendere adottabile un minore dai genitori “volontari e temporanei, grazie alla legge del ’67 sull’adozione speciale, anche a livello culturale, ha avuto luogo una vera rivoluzione copernicana: il bambino non è più stato considerato una proprietà dei genitori ma è stato riconosciuto come una persona portatrice di autonomi valori e bisogni che la comunità deve tutelare”
“Un bambino ha diritto a essere dichiarato adottabile – e questo indipendentemente che ci siano domande di adozione – dice ancora Frida Tonizzo – se viene accertato che si trova in una condizione di assoluta privazione di cure, trascuratezza, problemi psichiatrici, maltrattamenti fisici e psicologici, violenza assistita, abuso sessuale. Insomma, mancanze materiali e morali da parte dei genitori”.
All’inizio degli anni Sessanta l’unico intervento per i bambini difficoltà familiare era il ricovero in istituto. Per i figli di tossicodipendenti, di alcolizzati, di genitori violenti, malati di mente, orfani e vittime di altre situazioni limite, grazie all’ opera di donne come Frida oggi ci sono nuove opportunità.