Fiat: il giorno dopo la vittoria dei sì
Il futuro di Mirafiori è salvo, lo stabilimento simbolo dell’industria italiana continuerà a essere uno dei cuori pulsanti della produzione di auto mondiale. A Torino festeggia il fronte del “sì”, si rallegrano Marchionne ed Elkann, tirano un sospiro di sollievo anche tutte le imprese e i lavoratori dell’indotto. Per ogni dipendente dell’auto si calcola ce ne siano tre nell’indotto, cinque nell’intera filiera: i 5.431 di Mirafiori diventano così 27 mila. Nel solo torinese lavorano in un migliaio di aziende sparse sul territorio provinciale. Con la vittoria dei sì nel referendum “si è evitato un suicidio collettivo – osserva Gianfranco Carbonato, presidente dell’Unione Industriale di Torino – Non si è salvaguardato solo l’investimento e Mirafiori, ma tutta l’industria nazionale dell’auto”. E ora, dopo il “sì” nel referendum passato con una dose forse imprevista di pathos, non resta, per dirla con le parole del governatore del Piemonte Roberto Cota, che “vigilare che gli investimenti annunciati vengano effettivamente realizzati”, che “i posti di lavoro non siano solo mantenuti, ma, anzi, che il loro numero cresca. E come presidente della Regione – sottolinea – vigilerò”. La Torino multietnica e capace di realizzare grandi interventi di restyling post-industriale che sono studiati come modelli in tutto il mondo, la città che ha saputo diventare una meta turistica di prim’ordine, continuerà a essere anche il regno dell’industria metalmeccanica, la “città dell’auto e della Fiat”. La newco che nascerà dalla joint venture tra la Fiat e la Chrysler, con un investimento di oltre un miliardo di euro, comincerà a produrre i suoi frutti nel secondo-terzo trimestre del 2012, berline e suv dei marchi Jeep e Alfa Romeo. Vetture di gamma alta che ora mancano e che faranno lievitare i volumi produttivi dalle 124 mila auto del 2010 (erano 178 mila nel 2009) alle 250-280 mila (a pieno regime). Oltre mille veicoli al giorno, destinati per il 50% a essere commercializzati fuori dall’Unione Europea, specialmente in America, usciranno da uno stabilimento che tornerà ad avere prospettive di aumento dell’occupazione.
Dopo i veleni dei giorni scorsi, è ora anche il momento della riconciliazione in città. È l’auspicio dell’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, che si dice disponibile a celebrare una messa proprio di riconciliazione a Mirafiori, se gli sarà richiesto. Per lui la vicenda di Mirafiori ha avuto il merito di riportare il tema del lavoro in tutte le sue sfaccettature al centro della discussione.