13 maggio 1945 – Eccidio all’ospedale psichiatrico di Vercelli
Fu un’esecuzione sommaria — ad opera di alcuni partigiani della 182ª Brigata Garibaldi “Pietro Camana” — di un gruppo di militi della Repubblica Sociale Italiana (RSI) prelevati dallo stadio di Novara, allora adibito a campo di prigionia. Secondo le diverse fonti, i militi uccisi furono tra cinquantuno e sessantacinque.
L’eccidio ebbe luogo in parte nel comune di Vercelli e in parte nel comune di Greggio tra il 12 ed il 13 maggio 1945.
Il 12 maggio, un gruppo di partigiani della 182ª Brigata Garibaldi “Pietro Camana” partì alla volta di Novara con un autobus ed un autocarro, fornito di un elenco di 170 nomi di prigionieri fascisti da prelevare.Giunti sul posto, chiamarono tramite appello i fascisti dell’elenco: ne individuarono in tutto 75, li caricarono sugli automezzi e li portarono a Vercelli,rinchiudendoli all’interno del locale ospedale psichiatrico dopo aver costretto il personale ospedaliero ad uscire. Lì vennero percossi violentementee divisi in gruppi. Fra il pomeriggio del 12 e le prime ore del 13 maggio, la maggioranza dei prigionieri venne eliminata.
La memoria dell’evento fu per decenni tramandata quasi unicamente dai reduci della RSI: solo in anni più recenti alcuni storici hanno ripreso il tema, oggi ricostruito in modo sufficientemente esauriente nelle sue linee generali, pur differendo in alcuni particolari a seconda delle fonti.
Giampaolo Pansa nel 2003 riportò l’episodio in alcune pagine del suo Il sangue dei vinti, citando espressamente come sue fonti Pierangelo Pavesi, un giornalista vicino alle associazioni reducistiche della RSI che nel 2002 aveva pubblicato la prima edizione de La Colonna Morsero. L’anno successivo, il giornalista e scrittore Raffaello Uboldi scrisse dell’eccidio di Vercelli nel saggio 25 aprile 1945. I giorni dell’odio e della libertà, chiamando l’episodio “strage dell’ospedale psichiatrico di Vercelli”.