20 aprile 1927 – Negli Usa Vanzetti si dichiara innocente
« Io non augurerei a un cane o a un serpente, alla più bassa e disgraziata creatura della Terra — non augurerei a nessuna di queste ciò che ho dovuto soffrire per cose di cui non sono colpevole. Ma la mia convinzione è che ho sofferto per cose di cui sono colpevole. Sto soffrendo perché sono un radicale, e davvero io sono un radicale; ho sofferto perché ero un Italiano, e davvero io sono un Italiano [...] » |
E’ un passo del discorso che fece Bartolomeo Vanzetti il 20 aprile 1927 in Massachusetts.
Ferdinando Nicola Sacco (nato a Torremaggiore, 22 aprile 1891) e Bartolomeo Vanzetti (nato in provincia di Cuneo, a Villafalletto, 11 giugno 1888) furono due anarchici italiani.
Vennero arrestati, processati e giustiziati sulla sedia elettrica negli Stati Uniti negli anni venti, con l’accusa di omicidio di un contabile e di una guardia del calzaturificio «Slater and Morrill». Sulla loro colpevolezza vi furono molti dubbi già all’epoca del loro processo; a nulla valse la confessione del detenuto portoricano Celestino Madeiros, che scagionava i due.
Sacco di professione faceva l’operaio in una fabbrica di scarpe, mentre Vanzetti – che gli amici chiamavano Trumlin – gestiva una rivendita di pesci. Furono giustiziati sulla sedia elettrica il 23 agosto 1927 nel penitenziario di Charlestown, presso Dedham, nel Massachusetts.
Bartolomeo Vanzetti era il secondo dei quattro figli di Giovanni Battista Vanzetti, modesto proprietario terriero nonché gestore di una piccola caffetteria, e Giovanna Nivello. Pur non vivendo in grandi ristrettezze economiche (il padre aveva preso in considerazione l’ipotesi di farlo studiare da avvocato) a spingerlo a emigrare furono soprattutto due fatti: la morte improvvisa e tragica dell’amata madre nel 1907, che lo portò quasi alla follia, e probabilmente la consuetudine generazionale (il padre era stato anche lui emigrante per un breve periodo, dal 1881 al 1883 in California). Fece molti lavori, prendendo tutto ciò che gli capitava. Lavorò in varie trattorie, in una cava, in un’acciaieria e in una fabbrica di cordami, la Plymouth Cordage Company. Spirito libero e indipendente, era un avido lettore, soprattutto delle opere di: Marx, Darwin, Hugo, Gorkij, Tolstoj, Zola e Dante. Nel 1916 guidò uno sciopero contro la Plymouth e per questo motivo nessuno volle più dargli un lavoro. Si mise quindi in proprio, facendo il pescivendolo.
Fu in quell’anno che Sacco e Vanzetti si conobbero ed entrarono entrambi a far parte di un gruppo anarchico italoamericano. Tutto il collettivo fuggì in Messico per evitare la chiamata alle armi, perché per un anarchico non c’era niente di peggio che uccidere o morire per uno Stato. Nicola e Bartolomeo tornarono nel Massachusetts dopo la guerra, non sapendo di essere inclusi in una lista di sovversivi compilata dal Ministero di Giustizia, né di essere pedinati dagli agenti segreti USA. I due vennero arrestati per essere stati trovati in possesso di volantini anarchici e alcune armi. Pochi giorni dopo vennero accusati anche di una rapina avvenuta a South Braintree, un sobborgo di Boston, poche settimane prima del loro arresto; in tale occasione erano stati uccisi a colpi di pistola due uomini: il cassiere della ditta (il calzaturificio «Slater and Morrill») e una guardia giurata. Dopo un processo-farsa furono condannati a morte e giustiziati.
A cinquant’anni esatti dalla loro morte, il 23 agosto 1977, Michael Dukakis, governatore dello Stato del Massachusetts, riconobbe ufficialmente gli errori commessi nel processo e riabilitò completamente la memoria di Sacco e Vanzetti.