17 aprile 1893 – Nasce Oreste Bolmida, trombettiere del Filadelfia
Oreste Bolmida, un brav’uomo come tanti, con le guance un po’ carnose e striature di brillantina in testa. Irreprensibile nel suo lindo e incravattato abito domenicale arrivava in bici o in tram, seguendo il torpedone umano di migliaia di appassionati che accalcavano i parterre dello stadio Filadelfia. Suonava allo stadio ogni volta che vedeva la sua squadra in difficoltà. E sembrava funzionare, quel rito romantico e scaramantico, che pareva rinvigorire l’entusiasmo degli undici granata in campo, sempre capaci di recuperare risultati inizialmente compromessi. Quella tromba, mezzo di un sacro rituale, conserva il suono che rappresenta il legame indissolubile tra la tifoseria granata e i loro beniamini, anche dopo la scomparsa della squadra.
Oreste Bolmida non è mai stato un giocatore del Toro, non lo ha mai allenato e non ne è stato nemmeno dirigente. Era soltanto un tifoso, un tifoso del Grande Torino.
Della sua biografia conosciamo poco: sappiamo solo che Oreste lavorava come capostazione alla stazione Porta Nuova a Torino. La domenica si recava sempre al Filadelfia per vedere il suo Toro portando con sè la cornetta che usava sul lavoro per far partire i treni. Una volta, quasi per scherzo, suonò la sua tromba per dare la scossa ad un Toro spento, la formazione granata si destò e, da allora, il suono della tromba di Bolmida divesse un rito. Forse scaramantico, Ogni qual volta le cose non andavano per il verso giusto Oreste prendeva la tromba e suonava la carica, dava il via, insieme al rimboccarsi le maniche di Mazzola, ai celebri quarti d’ora granata. Quasi sempre, la partita cambiava e per gli avversari non c’era speranza di vittoria, tant’è che il FIladelfia rimase inviolato per anni.
Oreste Bolmida, insieme alla sua tromba, fu uno dei personaggi che contribuì maggiormente alla crescita del mito del Grande Torino.