8 APRILE 1848 – Battesimo del fuoco per i Bersaglieri
Il 18 giugno 1836 Carlo Alberto di Savoia istituì, con Regio Brevetto, il Corpo dei Bersaglieri, su proposta dell’allora capitano del Reggimento Guardie Alessandro Ferrero della Marmora.
Il compito della nuova specialità d’arma prevedeva le funzioni della fanteria leggera: esplorazione, primo contatto con il nemico, fiancheggiamento della fanteria di linea, senza però mai schierarsi o mescolarsi con loro. Ma, nelle intenzioni del suo fondatore, erano fondamentali le caratteristiche di velocità di esecuzione delle mansioni affidate e un’estrema versatilità di impiego. I nuovi soldati erano quindi cacciatori, guide e guastatori ante litteram, seppure appiedati.
L’8 aprile 1848 la Prima guerra d’Indipendenza era ancora nella fase offensiva, gli austriaci battuti, fuggivano per ritirarsi verso le fortezze del Quadrilatero e l’esercito piemontese era lanciato all’attacco per sbarrare loro la via. Le truppe di Carlo Alberto avevano attraversato il Ticino con due corpi d’armata, il primo era al comando del generale Eusebio Bava e si dirigeva verso il ponte di Goito, mentre il secondo, al comando del generale Ettore De Sonnaz, puntava verso il ponte di Monzambano.
Gli Austriaci stavano superando il Mincio, avevano quindi lasciato alcune unità a proteggere la ritirata e a rallentare i Piemontesi. Uno di questi distaccamenti ingaggiò la battaglia presso ponte di Goito con la Seconda Compagnia Bersaglieri, rinforzata dai volontari della Legione Giffini e le Compagnie del Battaglione Real Navi. Il ponte era difeso da 1200 Schnutzen tirolesi posizionati sulla riva sinistra, il ponte stesso era minato e altre cinque compagnie austriache, con quattro cannoni, erano sulla riva destra.
I Bersaglieri si divisero in due colonne, la prima aveva il compito di puntare direttamente al ponte attraversando il paese, per impegnare il nemico in un attacco frontale. La seconda avrebbe aggirato l’abitato sulla sinistra e avrebbe sorpreso gli Austriaci alle spalle impedendone di fatto la ritirata.
Agli attacchi piemontesi, gli Austriaci rispondevano con un nutrito fuoco di sbarramento, anche di cannone, tanto che la prima colonna avanzava con difficoltà. In testa alla seconda colonna arrivava a cavallo Alessandro La Marmora, giunto nella spianata davanti al ponte mentre gli austriaci stavano ripiegando, un colpo partito dalle truppe avversarie schierate oltre il ponte, lo colpì alla mandibola e uscì dal collo. Nonostante la seria ferita, La Marmora riuscì ad abbattere a colpi di spada un ufficiale nemico che tentava di farlo prigioniero. La situazione si fece difficoltosa, gli Austriaci in ritirata decisero di far saltare il ponte, ma un parapetto rimase intatto e il capitano Saverio Giffini raggiunse incolume l’altra sponda. Riuscì quindi a catturare 53 tirolesi e un cannone, mentre gli uomini del genio rimisero in sesto il ponte che oramai era preso. I Piemontesi avevano vinto anche a Valeggio sul Mincio e a Monzambano, i passaggi fluviali erano saldamente nelle mani dei sabaudi. A fine battaglia, avevano perso 48 uomini, gli Austriaci più del doppio. Al battesimo del fuoco i Bersaglieri avevano risposto con onore. Quella fu la prima battaglia, ma il corpo ideato da Alessandro La Marmora, avrebbe dato lustro al nostro paese nei decenni a venire.