27 marzo 1925 – Nasce a Torino il partigiano Dante Di Nanni
Nacque in una famiglia di immigrati, provenienti dalla Puglia; operaio nelle fabbriche cittadine, proseguì gli studi nelle scuole serali. Nel corso della seconda guerra mondiale si arruolò in aeronautica, dove rimase fino all’8 settembre 1943. Laciò la caserma per non essere catturato dai nazisti e si rifugiò nelle montagne piemontesi, dove si aggregò ad una delle prime bande partigiane, a Boves, guidata da Ignazio Vian. Dispersa la formazione a seguito di un vasto attacco delle SS, che tra l’altro effettuarono un eccidio proprio a Boves, tornò a Torino, dove si arruolò nei GAP di Giovanni Pesce.
Morì a soli 19 anni, il 18 maggio 1944. Si uccise lanciandosi dalla finestra della sua casa, in Boprgo San Paolo, per sfuggire alla cattura dei fascisti. Per anni, questa è stata la versione ufficiale avvalorata dal racconto di Giovanni Pesce: “si trascinò verso la ringhiera del balcone e, dopo aver salutato la folla col pugno chiuso e col grido “Viva l’Italia“, si gettò nel vuoto”.
La versione della morte di Di Nanni narrata da Pesce è stata revisionata dallo storico Nicola Adducci sulla rivista Studi storici dell’istituto Gramsci. In realtà il Di Nanni nel tentativo di sfuggire all’assedio si nascose nella canna della pattumiera e lì venne individuato dai fascisti, che lo abbatterono con una sventagliata di mitra. Questa versione revisionata della sua morte per mano dei fascisti è stata confermata dal presidente dell’Istituto Storico della Resistenza, Claudio Dellavalle, e dallo storico Gianni Oliva.
In ogni caso, Dante Di Nanni lasciò un enorme patrimonio patriottico e culturale a tutto il Piemonte per quello spirito di libertà che trasmise ai suoi concittadini, soprattutto agli operai delle fabbriche e dei quartieri popolari.
« Gli anni e i decenni passeranno: i giorni duri e sublimi che noi viviamo oggi appariranno lontani, ma generazioni intere si educheranno all’amore per il loro paese, all’amore per la libertà, allo spirito di devozione illimitata per la causa della redenzione umana sull’esempio dei mirabili garibaldini che scrivono oggi, col loro sangue rosso, le più belle pagine della storia italiana».