11 marzo 1934 – Nasce Giuseppe Farassino detto Gipo
Spesso sottovalutato o relegato alla canzone dialettale, Farassino è senza dubbio una delle figure più rilevanti della canzone d’autore, spesso cantate in lingua piemontese, ma ha anche scritto molte canzoni in lingua italiana, venate di ironica e struggente malinconia. Nel repertorio in piemontese si è spesso avvicinato al cabaret e all’umorismo: nei suoi anni migliori, con le sue canzoni, ha cantato le miserie e le nobiltà della gente comune, le tribolazioni dei “travet” torinesi e gli amori beffardi o infelici da consumarsi nell’atmosfera parigina del capoluogo piemontese.
I suoi brani sono la voce dell’anima più profonda di Torino, quella delle periferie, che oggi vengono chiamate “Banlieu”, ma che a Torino, sono sempre state le “barriere”: e da una periferia, è venuto Gipo, precisamente dalla Barriera di Milano, quartiere operaio torinese, fatto di case di ringhiera e di una povertà profonda, ma sempre piena di orgoglio e dignità; è nato e vissuto infatti in via Cuneo 6, nelle vicinanze di Porta Palazzo («Ël 6 ëd via Coni, l’é na cà veja / che gnanca na vòlta, l’era nen bela…»), figlio del sassofonista Alessandro Farassino.
Dopo aver conseguito il diploma in ragioneria, impara a suonare la chitarra e il contrabbasso, e inizia ad esibirsi nei locali e nelle balere del Piemonte, proponendo da un lato alcune canzoni di sua composizione, dall’altro brani della tradizione recuperati e riarrangiati. Dopo essersi trasferito per alcuni anni in Medio Oriente come orchestrale, torna in Italia e per qualche tempo si esibisce a Milano, al Derby Club, dove propone monologhi, canzoni di sua composizione: in breve tempo ottiene un contratto con la Fonit Cetra. Sono gli anni dei 45 giri che cominciano a far circolare il suo nome al di fuori del Piemonte, come Sangon blues, la celeberrima Serenata ciôcatôna, Porta Pila e Matilde Pellissero, tutte canzoni che vengono racchiuse nel 1967 nell’album Auguri.
Il 1968 è un anno decisivo per Farassino: pubblica infatti Avere un amico, uno dei suoi dischi migliori, che racchiude alcune canzoni in italiano tra le sue più note, come Non devi piangere Maria, La mia città. Il disco ottiene un buon successo, soprattutto di critica, bissato dal successivo, Due soldi di coraggio, forse il suo album più riuscito.
Nel 1987 dà vita ad un movimento politico denominato Piemont Autonomista. Dal 1987 al 1996 è segretario della Lega Piemont, poi parlamentare europeo e assessore regionale all’identità piemontese nella giunta di centrodestra di Enzo Ghigo dal 2004 al 2005.
Muore nella sua casa di Torino all’età di 79 anni. E’ sepolto nel piccolo cimitero di Pino Torinese accanto alla moglie Lia Scutari e alla figlia Caterina, prematuramente scomparsa.