8 MARZO 1983 – Nasce a Torino il Telefono rosa.
In una minuscola stanza, cinque volontarie, con il solo ausilio di un quaderno e una penna, si alternano nell’ascolto di moltissime donne che telefonano da tutta Italia. Il Telefono Rosa, in realtà, nasce come strumento occasionale, per fare una ricerca che faccia emergere, attraverso la viva voce delle donne, la violenza sommersa.
In realtà, fin dal suo nascere, si trasforma in una nuova forma di servizio sociale. La violenza che colpisce la donna è paurosamente diffusa, a vari livelli e in qualsiasi ambito sociale. Il più delle volte è nascosta proprio nei luoghi considerati più sicuri, come la famiglia, la scuola e il luogo di lavoro. Questi sono i dati che vengono immediatamente rilevati dal Telefono Rosa. Insieme alla certezza che ciò che più manca alla donna è l’informazione. In pochi anni il Telefono Rosa diventa un vero servizio a disposizione di chi vuole spezzare la catena dell’omertà e del silenzio, armi certe della cultura della violenza.
Fino al dicembre 2012 oltre seicentomila donne si sono rivolte al Telefono Rosa per parlare di violenza e disagio. Dall’altra parte del filo ci sono sempre le volontarie, non più cinque ma settantadue, pronte a informare, orientare, segnalare. Dal 1990 sono costituite in Associazione, hanno un’organizzazione e la loro esperienza e competenza è cresciuta col tempo, messa alla prova da una casistica ampia e diversificata, grazie anche a corsi interni di formazione. Al fianco delle volontarie collaborano 12 avvocati penaliste e civiliste, iscritte al patrocinio a spese dello Stato, 10 psicologhe, 12 mediatrici culturali di nazionalità diversa, 2 funzionarie di banca. Le consulenze son gratuite.