2 GENNAIO 1912 – Nasce Giulio Einaudi
Figlio del senatore del Regno e futuro Presidente della Repubblica Luigi Einaudi, negli anni ’20 Giulio frequentò a Torino il liceo classico Massimo d’Azeglio. Fu allievo dell’intellettuale antifascista Augusto Monti assieme a Norberto Bobbio, Cesare Pavese, Leone Ginzburg, Massimo Mila, Fernanda Pivano, Vittorio Foà, e altri che diventeranno protagonisti della cultura italiana.
I ragazzi erano soliti riunirsi per discutere di politica, filosofia e letteratura. Il percorso scolastico di Giulio fu alquanto discontinuo, caratterizzato da scarso impegno e poco profitto, si concluse di fatto con la maturità ottenuta nel 1929. L’avventura universitaria non arrivò al compimento perché il giovane Giulio maturava nella sua mente interessi diversi. Già il 15 novembre 1933 fondò infatti la sua piccola casa editrice, al terzo piano di via Acivescovado, nello stesso palazzo che era stato sede dell’Ordine Nuovo di Antonio Gramsci. Tra le prime iniziative, un plauso spetta alla serie Cultura, che aveva tra i redattori alcuni vecchi amici del liceo e dove Leone Ginzburg ricopriva un ruolo fondamentale. Il simbolo dello struzzo con il chiodo nel becco e il moto “spiritus durissima cocuit”, arriva proprio dalla riedizione dell’antica testata Cultura ceduta a Einaudi, il significato è chiaro: lo spirito, quindi la cultura, può aiutare a digerire i tempi di ferro che stiamo attraversando. La storia della casa editrice fu segnata dalle repressioni del regime fascista, con la chiusura della Cultura e della Riforma sociale, con una serie di arresti, tra cui quello dell’editore, con condanne al confino e morti drammatiche. Il 1941 è l’anno dell’apertura della sede romana e nell’ottobre del 1944 Giulio Einaudi incontra per la prima volta Palmiro Togliatti nella Roma liberata: avvia quindi un rapporto, prima ideale, e poi editoriale con il Partito Comunista Italiano.
Dal 1945 in avanti, la biografia e la personalità di Einaudi coincisero sempre più con la casa editrice, attraverso i suoi autori e le sue collane. Dal padre aveva ereditato, oltre all’amore per i libri e la montagna, una certa aristocrazia intellettuale unita a una ruvidezza nei rapporti, che nel lavoro diventavano capacità di seduzione e predisposizione al comando. Einaudi fu definito ‘Il divo Giulio’, ‘Il Principe’ e addirittura ‘Il Re Sole’ dell’editoria italiana. Sfruttando la sua capacità nella scelta dei collaboratori, aveva costruito una casa-laboratorio in cui lavorava un formidabile cervello collettivo, conflittuale e insieme coeso, dove tutti si occupavano di tutto, in un continuo scambio di testi e valutazioni. Un modello tutt’ora ineguagliato, dove emergeva la figura del grande editore come regolatore del processo decisionale. Nonostante tutto lui restava il padrone. Le difficoltà economiche degli anni ’80 costrinsero Giulio Einaudi, pur continuando a rimanere presidente, a cedere il controllo della sua casa editrice. L’azienda entrò in amministrazione controllata nel 1987. Sette anni dopo, nel 1994 fu ceduta alla Arnoldo Mondadori Editore. Giulio Einaudi andò in pensione il 4 settembre 1997 dopo 64 anni di lavoro, aveva 85 anni. Morì il 5 aprile del 1999 ed è sepolto nel cimitero di Dogliani.