Poliziotto uccide moglie e cognato, poi si suicida
“Adesso vogliamo giustizia, qualcuno ci deve spiegare perché non gli hanno tolto la pistola quando si era ancora in tempo”. È un duro atto d’accusa quello lanciato dai familiari di Irene e Maurizio Margherito, i due fratelli uccisi dall’ispettore di Polizia, ed ex marito della donna, Giovanni Costantino, che poi si è tolto la vita. Un agguato in piena regola, eseguito con la pistola d’ordinanza. Tutto perché il poliziotto non voleva rassegnarsi alla separazione decisa dalla donna. Lo ha anche lasciato scritto in una lettera, in cui spiega ai due figli: “Amavo troppo la mamma e non sopportavo di dividermi da lei; perdonatemi per quello che ho fatto”. La coppia era in crisi da un paio d’anni: lui, in servizio alle volanti da vent’anni, viene descritto come troppo geloso e manesco. Una decina di giorni fa, Irene decide di abbandonarlo, andando a vivere nell’abitazione della madre. Ed è in corso Cincinnato, periferia di Torino, che l’ispettore dà sfogo alla sua disperazione. Attende che l’ex moglie rientri a casa. Con lei, ad accompagnarla, c’è il fratello. Quando li vede, estrae la pistola e spara una sequenza di colpi. Si accerta che entrambi siano morti, poi rivolge l’arma contro di sé, e la fa finita. I familiari delle vittime adesso parlano di omicidio annunciato. Ricordano la lunga lista di maltrattamenti subiti da Irene. E soprattutto la volta in cui decise di denunciarlo, alla fine dello scorso anno. “Fu sospeso dal servizio – dice la sorella – obbligato ad andare dallo psicologo. Poi gli ridettero la pistola d’ordinanza: noi abbiamo insistito: vi supplichiamo, non gliela ridate”. Sul perchè l’ispettore sia stato riammesso in servizio dopo quella sospensione cautelare di tre mesi, la Procura di Torino ha avviato un’inchiesta.