Indagini su peperoncino e olio cancerogeni
Senza cadere nell’allarmismo, ma certe inchieste invitano a prestare molta attenzione a quel che si mangia e ai luoghi dove si consumano i pasti. Stavolta è il caso del peperoncino e dell’olio, in particolare quello di palma, molto usato nelle friggitorie, nei fast food e nei grandi locali che prestano servizio di tavola calda. Un’inchiesta della Procura di Torino, condotta dal magistrato Raffaele Guariniello, sta mettendo in luce che in alcuni campioni di peperoncino e di olio di palma c’è un colorante altamente cancerogeno: è il Sudan, noto anche come scarlet red, di cui è vietatissima l’importazione in tutta l’Unione Europea. I Carabinieri del Nucleo Antisofisticazioni hanno scoperto 16 campioni positivi su un’ottantina esaminati e ci sono già parecchi indagati, soprattutto fra titolari di friggitorie, fast food e tavole calde ma anche importatori proprio di quell’olio di palma e di quel peperoncino in cui è stato aggiunto il pericoloso colorante. L’indagine in corso è destinata a proseguire e forse ad ingrossarsi perchè agli inquirenti risulta che, nonostante sia vietato, il colorante Sudan viene ugualmente usato, sebbene non compaia mai sulle etichette. E allora cosa fare per difendersi? Beh certo col peperoncino coltivato e fatto essiccare in casa non ci sono problemi e nemmeno con il supergarantito olio d’oliva extravergine, ma quando si mangia in locali pubblici bisogna che il ristoratore goda della nostra fiducia oppure sperare nel lavoro degli inquirenti impegnati nello scoprire gli attentati alla nostra salute.