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13 dicembre 2004

Delitto Cogne: l’impronta è stata fatta nel luglio scorso

C’è un’impronta nella casa di Cogne che, secondo i consulenti della difesa di Anna Maria Franzoni, sarebbe dovuta appartenere al vero assassino del piccolo Samuele e che invece è stata fatta nella notte fra il 28 e il 29 luglio scorsi da un personaggio tuttora misterioso. È questo il punto a cui sono giunti i magistrati torinesi che stanno indagando sul caso Cogne bis che vede imputati per frode processuale e calunnia papà e mamma di Samuele, l’avvocato Taormina e i suo consulenti. Sopralluoghi, interrogatori, perizie hanno portato i magistrati alla ragionevole certezza che quell’impronta non è stata dimenticata dai Carabinieri del Ris nelle investigazioni immediatamente successive al terribile omicidio di Samuele (come sosteneva la difesa dell’avvocato Taormina), ma che invece è stata prodotta nell’arco di 3 ore in una notte di luglio, pochi giorni dopo la condanna a 30 anni della mamma di Cogne. Si tratta di un’impronta che compare sopra il luminol, sostanza impiegata per far emergere qualsiasi tipo di traccia, e che non si sa a chi possa appartenere. Non è di nessun componente della famiglia Lorenzi, non è dei consulenti di Taormina, forse è dei poliziotti svizzeri che hanno collaborato nelle indagini e soprattutto non è del guardiaparco di Cogne, indicato dai Lorenzi come il vero assassino di Samuele. Una contaminazione della scena del delitto voluta o casuale? Le indagini proseguono.



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