Truffa alluvione: Brigandì respinge accuse
Ha respinto ogni accusa di fronte al gip Patrizia Gambardella, ma non ha convinto gli inquirenti Matteo Brigandì, assessore piemontese al commercio estero, oggi dimissionario, che stamattina, assistito dal suo avvocato Mauro Anetrini, è stato interrogato per circa quattro ore al Palazzo di Giustizia di Torino. È quanto emerge dall’interrogatorio, al quale era presente anche il pm Andrea Padalino, titolare dell’inchiesta. Brigandì, arrestato per concorso in truffa, ha respinto – sempre secondo quanto è trapelato – anche gli addebiti legati alle presunte richieste di contributi elettorali e sostegno politico emerse ieri dopo gli interrogatori di alcuni degli indagati. Brigandì è accusato di essersi prodigato per fare ottenere al commerciante d’auto Agostino Tocci (mediante una transazione) un indennizzo di cinque miliardi di vecchie lire in base a una legge regionale del 2000 sui cosiddetti “soggetti bi-alluvionati”, vale a dire quelli colpiti dalle inondazioni del 1994 e del 2000. Ma nel 1994, le proprietà di Tocci (secondo l’inchiesta, che si avvale anche di un rapporto dell’Arpa), non subirono danni. “Non ho mai incontrato Tocci, non ne avevo bisogno” si sarebbe difeso Brigandì, aggiungendo di aver sempre cercato di fare gli interessi della Regione, senza ricevere nulla in cambio. Alle accuse di corruzione rivoltegli da Tocci e da Rosso, consulente di Brigandì (anche loro indagati e agli arresti domiciliari) l’esponente della Lega Nord avrebbe risposto spiegando come è strutturato il rilascio delle tessere del suo partito, sostenendo “di non avere mai chiesto nulla”. Brigandì si dimetterà anche dalla carica di assessore al Commercio Estero della Regione Piemonte. Lo ha riferito il suo avvocato al termine dell’interrogatorio di garanzia. Brigandì formalizzerà la sua decisione in una lettera al governatore Enzo Ghigo.