Delitto Cogne: la Franzoni chiede giustizia
“Sono stanca… voglio giustizia… non tanto per me, quanto per mio figlio…”. Così Anna Maria Franzoni ieri sera in un programma tv. La mamma di Samuele non è sola. In molti aspettano la parola fine sulla vicenda di Cogne, ma quel momento pare ancora lontano. Oggi si è infatti appreso che il processo in appello non si terrà prima del maggio 2005. il procuratore generale di Torino Giancarlo Caselli ha affidato il fascicolo al pm Vittorio Corsi. Toccherà a lui studiarsi le carte per sostenere l’accusa e chiedere, quindi, la conferma della condanna a 30 anni per la mamma di Samuele. Bocche cucite oggi in Procura a Torino: nessun commento nemmeno sulle polemiche (un vero polverone politico) conseguenti al fatto che ad una donna condannata a 30 anni sia stata concessa l’opportunità di partecipare ad una trasmissione come “Porta a Porta” incentrata su un caso giudiziario tuttora aperto senza alcun contraddittorio, senza alcun rappresentante dell’accusa. I magistrati subalpini stanno lavorando alacremente al caso Cogne bis, cioè l’inchiesta scaturita dall’esposto denuncia della famiglia Lorenzi contro Ulisse Guichardaz, il guardiaparco di Cogne. Calunnia e frode processuale sono le accuse contro il padre e la madre di Samuele, i periti, l’investigatore privato e l’avvocato Carlo Taormina. Tutto l’impianto accusatorio, comprese le prove e la possibile arma usata per uccidere Samuele – un moschettone portachiavi o un paio di manette – sono risultati privi di fondamento e nei prossimi giorni, nel corso di 2 incidenti probatori, i giudici torinesi metteranno a confronto le tesi dell’accusa e della difesa. Stefano Lorenzi rifiuta però la critica che si tratti di un lavoro affrettato: “Dicono che abbiamo messo insieme queste cose subito dopo la condanna di Anna Maria, non è vero… è un lavoro di un anno e mezzo”. Anna Maria Franzoni, infine, ha voluto cancellare dubbi anche sulle voci che le attribuivano l’omicidio perché Samuele sarebbe stato un bimbo malato: “Non è vero, era un bimbo bellissimo, gioioso… me lo ricordo quando andavo a prenderlo allo scuolabus, mi saltava al collo, voleva che lo portassi in braccio… mi manca tanto…”.