Fiat: fermi tutti gli stabilimenti in Italia
Erano due anni che la Fiat non si fermava per uno sciopero di tutti gli stabilimenti in Italia. Oggi, di fronte a quello che i sindacati definiscono il pericolo estero, le tute blu da Mirafiori a Termini Imerese, passando per Arese, Cassino, Atessa, Pomigliano d’Arco si fermano 4 ore per ogni turno: contestano il piano dell’amministratore delegato Marchionne che – sostengono – starebbe trasferendo all’estero molte delle produzioni principali: si pensi che a fine anno verranno prodotte in Italia 950mila vetture contro le 970mila che escono dalle catene di montaggio polacche, brasiliane, francesi e turche. Il trasferimento all’estero tocca profondamente l’indotto, cioè le migliaia di aziende della componentistica e della subfornitura. Basti un dato: nel Torinese 4 anni fa erano 70mila i dipendenti di aziende orbitanti attorno alla Fiat, oggi sono già scesi a meno di 50mila e altri diecimila posti di lavoro sono a rischio. Il piano Marchionne prevede, infatti, un risparmio di 800 milioni di euro in tre anni nella componentistica. Uno sciopero riuscito, secondo i sindacati con adesioni attorno all’80-90%; come al solito contrastanti i dati aziendali che parlano di percentuali molto più basse. Manifestazioni in tutta la penisola: non si segnalano incidenti. Alcune migliaia in corteo a Torino dove hanno sfilato anche i segretari nazionali di Fim, Fiom, Uilm e Fismic.